Festini in villa e body guard privati il tesoro dilapidato per la dolce vita del clan

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MILANO – Scialava, la family. Viveva in prima classe e si abbuffava. Alla faccia della pizza con sardine e coca-cola del Capo.

Il quale si era sì fatto pagare il lungo ricovero in ospedale (101 mila euro), ma poi, pare, aveva restituito,e comunque c’era di mezzo un ictus. Gli altri no, loro spendevano allegramente. Bella vita, a volte spericolata. Ma il bancomat della Lega era sempre aperto. E tutti allungavano la mano. Renzino – ingordo e con «frequentazioni… altro che Cosentino» – per la laurea, le macchine e la scorta. Conto: 440 mila euro. Riccardo per la Porsche, le case, gli avvocati, i protesti. Trecentoventimila pervenuti, il resto mancia. Manuela, la first sciura, per la sua scuola Bosina: a 1,7 milioni. Non avevano nemmeno il pensiero della contabilità , i Bossi. Che tanto c’era «France’», il «tombolotto», sì, Belsito. In totale: quasi 3,5 milioni prelevati in due anni dalle casse della bottega. Spalmati secondo necessità  e capricci. Così «il Carroccio finisce nella merda!» (la facile profeta è Nadia Degrada).

IL FEDERALISMO FISCALE DI GEMONIO Per dare un’idea del giro di quattrini movimentati dal federalismo fiscale di Gemonio, ecco dunque le parole della Degrada, la segretaria che si confida al telefono con «il tesoriere più pazzo del mondo» (Belsito). «Con quello che gli hai girato (a Bossi) si compra più di metà  di via Bellerio (sede della Lega)» dice intercettata dai carabinieri il 7 febbraio. «Se i militanti lo venissero a sapere lui deve capire il rischio che c’è (…) tu gli devi dire tua moglie, i tuoi figli ti rovineranno con i costi che hanno…». In effetti, facendo due conti, le cifre elargite dal Tombolotto – lo sportellista che scatta a ogni richiesta – sono da grande mercato immobiliare. Tre milioni e 498 mila euro. La fetta più grossa della torta la divorano i Bossi. Lo dicono le carte giudiziarie. Al centro delle conversazioni tra la Nadia e Francesco, due che vivono tra bonifici e fatture, c’è quasi sempre il generoso «cumulo di spese» tritato dallo stomaco della balena verde. Le forchette che affondano nella ricotta padana sono quelle del segretario federale ma soprattutto dei famigli: la moglie Manuela Marrone, rampolli Renzo, Riccardo, Roberto Libertà , Sirio Eridano, e Rosy Mauro, la “badante nera”, anello di congiunzione con l’ormai scassato Cerchio Magico.

PROTEZIONE DA LEADER Si sentivano tutti re di denari nella reggia del Carroccio. Tutti splendidi coi soldi piovuti – secondo i magistrati – dai finanziamenti pubblici. Diciotto milioni di euro solo nel 2011. Buoni per le spese private. Sono sempre Belsito e Degrada a incorniciare il quadro investigativo. «Se questi vanno a vedere quelle che sono le spese, lui (Umberto) e la sua famiglia sono finiti, rischiano di non vede più un voto, di non avere più nulla da spartire con la Lega». La Ditta Bossi si abbeverava da un pozzo senza fondo. Per dire: la sola sicurezza del consigliere regionale Renzo Bossi è costata alle casse del Carroccio la bellezza di 251 mila euro. È lo stipendio pagato ai suoi «ragazzi», gli uomini della scorta per i quali Belsito deve tirare fuori anche 50mila euro di Audi A6 («Renzo la usa poco, è lì ferma da 15 giorni, non so neanche se partirà »). Undici «ragazzi», ovviamente a rotazione, fidati e padani. Manco il Trota fosse un ministro o un capo di Stato.

Nemmeno lo avessero minacciato i talebani. Ma tant’è, siccome da soldato semplice del Pirellone Bossi jr non ha diritto né all’auto blu né a tutele, il movimento padano gli ha concesso i privilegi che lo Stato non gli dà  (salvo poi pagarglieli, ovviamente «a sua insaputa», attraverso il finanziamento pubblico). Poi c’è la cultura, una delle voci più impegnative scorporate dal protocollo Belsito. Per la formazione di Renzo dal forziere leghista sono usciti 130mila euro: tanto sta costando, perché è ancora in fieri, la laurea da agguantare a Londra. Ma che tipo è, nella vita, il Trota? IL FASCICOLO FANTASMA DI BRESCIA «Aveva un po’ di case e una villa, uscivamo sempre in Bmw e in Smart ma mi parlava sempre della sua Porsche», racconta l’ex fidanzata Elena Morali, soubrette bergamasca, ai tempi contesa con Balotelli.

Ricorda la showgirl che il padre di Renzo, due anni fa, era preoccupato per lo stile di vita del figlio. Locali vip, auto, il Merolone.

Insomma, non proprio una vita da druido padano. Era il lago di Garda la zona prediletta da Renzo per le sue scorribande notturne. Qui entrano in gioco, ancora, le intercettazioni. Belsito e la Degrada parlano al telefono di un fascicolo giudiziario che riguarda Renzo e che è stato insabbiato da «Silvio» e da «alti Pd e Pdl». Un fascicolo che «continuano a dire ai magistrati di metterlo sotto… ma prima o poi esce e quando esce una cosa di questo genere sei rovinato». Viene da chiedersi: che fine ha fatto l’inchiesta bresciana sulle amicizie pericolose del Trota («…certe frequentazioni, altro che Cosentino!», dice a febbraio la Degrada)? Cosa c’era di scomodo nelle feste organizzate nel villone con piscina sulle colline di Salò, di proprietà  di un amico di Renzo ma di fatto, come racconta l’ex fidanzata Morali, «a disposizione quando voleva», durante e dopo la campagna elettorale per le regionali del 2010? Chi e perché ha insabbiato il fascicolo sui “giri” di Renzo? “Repubblica” aveva portato alla luce la storia il 29 dicembre 2011. I carabinieri e la Guardia di Finanza di Brescia, indagando su una presunta frode fiscale con al centro Alessandro Uggeri, amico del Trotae compagno dell’assessore regionale allo sport Monica Rizzi, incrociano una seconda pista: feste con escort e cocaina organizzate nella villa di Uggeri, la magione che Renzo Bossi «usava spesso» (ricorda adesso Elena Morali). L’inchiesta- riferironoe ripetono ancora oggi fonti investigative – era alle battute finali, il Trota non era indagato ma la storia, e l’amicizia pericolosa con Uggeri, lo coinvolgeva. «Solo calunnie», replicò il consigliere regionale. Il procuratore reggente di Brescia, Fabio Salamone, escluse l’esistenza di un fascicolo ma non di «un rapporto di amicizia Bossi-Uggeri» e di «beghe interne alla Lega».

Prudenza? Ora la vicenda sembra riaprirsi. Belsito e Degrada l’8 febbraio parlano delle frequentazioni pericolose del Trota, dei «fermi», di lui che sfreccia in auto con lampeggiante e paletta della polizia. E di un intervento di «Silvio» per bloccare il fascicolo. «Non è uscito niente, hai visto?», «sì ma adesso non credo che potranno aspettare più di tanto… Prima o poi esce ed è rovinato».

I SOLDI PE RLA CAMPAGNA ELETTORALE Nel 2010 ruggente di Renzo nel bresciano ci sono due amici che non lo mollano mai: la Rizzi e il suo fidanzato. E un po’ di soldi, stando a quanto dice Belsito al telefono, vanno anche a lei, la «Monica della Valcamonica». Soldi «per la campagna elettorale del fanciullo», «gli davo alla Rizzi… la Monica visto che raccoglieva i soldi anche da altri, quelli non li ha usati per la campagna elettorale». Si domanda ancora Belsito: «I 6 e i 10 mila… Anche per la casa di Brescia… Come faccio a trovare della Rizzi i giustificativi, io gli portavo contanti sia a lei, alla stronzona, lui (Bossi jr) era là ». Soldi, soldi, soldi. A Gemonio il denaro non dorme mai.


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