Mossa del governo sui fondi dei partiti “Pronti al decreto per stringere i controlli”

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ROMA – Dopo gli scandali Lusi e Belsito il governo è pronto a intervenire con un decreto o con un emendamento al ddl-corruzione per varare una riforma che consenta di controllare i bilanci dei partiti finanziati dallo Stato.

Ad ammettere l’urgenza della questione è stato ieri il presidente del Consiglio Mario Monti da Beirut. «Si tratta di temi importanti – ha detto il presidente del Consiglio dei ministri – il governo riflette e prende le sue posizioni». È toccato poi al Guardasigilli Paola Severino spiegare quali posizioni intenda adottare «non appena ci sarà  la richiesta del Parlamento e dei presidenti di Camera e Senato». «Intravedo due possibilità  – ha spiegato il ministro della Giustizia – la prima è quella di inserire nel ddl-anticorruzione, ora all’esame delle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, una norma che affidi ad un soggetto pubblico o privato, dotato di massima autonomia ed indipendenza, il compito di rivedere e certificare i bilanci dei partiti». «Se invece si volesse intervenire in maniera più ampia e complessiva – ha aggiunto – regolam e n t a n d o i l t e m a d e l l a trasparenza e verificando a monte che le spese dei partiti siano o meno inerenti agli scopi istituzionali degli stessi, allora si potrebbe predisporre un provvedimento ad hoc che, se ritenuto urgente, potrebbe anche assumere la forma del decreto legge».

La parola passa quindi al Parlamento, ai presidenti Schifani e Fini, chiamati in causa dal governo. Tutte le forze politiche, del resto, condividono la necessità  di intervenire per garantire il massimo della trasparenza dei bilanci.

Il problema, però, è trovare un denominatore comune alle 42 proposte di riforma già  depositate. Alla proposta della Severino, il Pdl ha risposto con un «grazie no». «Francamente – ha sostenuto Cicchitto, capogruppo a Montecitorio – non ci sembra questa materia del governo, di un suo decreto e ancor di più del ddl corruzione. Auspichiamo che ci sia un accordo parlamentare tra i partiti». Il Pd che auspica un provvedimento rapido per portare la trasparenza dei bilanci alla Corte dei Conti. Ma al di là  del botta e risposta governo-partiti, continua la corsa contro il tempo per garantire la trasparenza dei partiti.

Il leader centrista Casini, che sposa in pieno l’idea del decreto, propone di cominciare subito con l’incarico, da parte dei presidenti delle Camere, a una società  di revisione, insieme alla richiesta ai partiti «di accettare una verifica immediata, così si vedrà  chi usa i fondi per la politica e chi acquista palazzi». «Troppo facile – interviene il segretario dei Radicali Staderini – fare i riformatori dopo aver incassato un bottino di 2,3 miliardi avendone speso solo 580 milioni. Con quei soldi è stato falsato il gioco democratico e le competizioni elettorali, è ora di far sapere chi ne ha tratto vantaggio». Di Pietro insiste invece per il referendum che cancelli il finanziamento pubblico, mentre il finiano Briguglio propone una legge-lampo di riforma dei partiti, incluso il finanziamento pubblico, da approvare solo in commissione in sede legislativa dando attuazione all’articolo 49 della Costituzione. Il segretario Psi Nencini propone una commissione d’inchiesta parlamentare.


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