India, paura per l’ostaggio italiano

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BHUBANESWAR – Sabyasachi Panda ha detto un altro no. Non libera Paolo Bosusco, non accetta le quattro scarcerazioni che il chief minister dell’Orissa gli ha offerto in cambio della vita della guida turistica piemontese, e torna a minacciare di uccidere il suo ostaggio se il governo non lo prenderà  sul serio. Il nuovo ultimatum è fissato per martedì prossimo: se l’Orissa non risponderà  concretamente alle sue richieste, dice, sarà  «costretto a compiere il passo finale». 
L’ottimismo su una imminente liberazione, espresso giovedì anche dalle istituzioni italiane, si è dissolto ieri mattina spazzato via dalla voce di Panda. Già  domenica scorsa il leader maoista aveva raso al suolo l’accordo sotto banco stretto al tavolo negoziale, non accogliendo la richiesta dei suoi stessi mediatori di liberare Bosusco e tracciando una via ben delineata per risolvere la crisi: pretendeva la liberazione di sette ribelli indicati con nome e cognome. Domandava inoltre la rimozione della messa al bando di sette associazioni politiche considerate sovversive, e l’avvio di azioni penali contro i crimini commessi dai poliziotti ai danni del popolo delle tribù. Chiedeva che tutto questo fosse suggellato da un accordo scritto tra le parti: glielo avrebbero consegnato quegli stessi commilitoni liberati, e solo a loro avrebbe consegnato Bosusco sano e salvo. 
Di fronte a richieste tanto precise, il governo dell’Orissa ha replicato con 27 scarcerazioni. Ma 23 di queste sono la contropartita a un altro rapimento, quello di un parlamentare finito nelle mani di un gruppo rivale di maoisti che opera al confine con l’Andhra Pradesh, e solo 4 di queste sono in relazione all’ostaggio italiano. Di queste quattro, poi, solo tre sono nell’elenco richiesto da Panda: c’è sua moglie Subhasree Das, sì, ma non il suo braccio destro Gananath Patra, e si tratta di personalità  di secondo piano. Inoltre, non una parola era stata espressa sulle altre due richieste, quella di togliere il bando alle associazioni sovversive e quella di agire penalmente contro i crimini dei poliziotti.
Per la seconda volta in una settimana, il pericoloso tira e molla tra il governo e i maoisti non ha prodotto l’esito sperato, e la fune su cui è sospesa la vita di Bosusco rischia di nuovo di spezzarsi. I negoziatori sono pronti a riavviare la mediazione, che Panda ha però definito una “farsa”. L’ambasciatore italiano Giacomo Sanfelice ha incontrato nuovamente il chief minister ricordando che l’Italia ritiene «fondamentale la salvezza dell’ostaggio», e chiedendo «ogni possibile sforzo per liberarlo». A quanto trapela, gli spazi di manovra non mancano. Ma occorre percorrerli davvero, stavolta.


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