Esodati, la promessa di governo e Inps “Prima risposta entro sette giorni”
ROMA – Sette giorni di tempo per sapere quanti sono gli esodati, quel popolo di lavoratori che rischia – nei prossimi mesi – di restare privo di sostegno economico: senza stipendio, senza ammortizzatori e senza pensioni. Il termine indica quei dipendenti che in passato sono stati incentivati ad uscire dalle aziende con la prospettiva di una copertura economica (mobilità , assegno di disoccupazione, cassa integrazione) che li avrebbe accompagnati fino alla soglia della pensione. Il guaio è che i calcoli erano stati fatti prima delle riforma Fornero e che il passaggio all’età minima dei 66-67 anni ha sconvolto ogni conteggio.
Il problema è pesante: lo stesso ministro del Lavoro ha ammesso che le iniziali previsioni del governo sulle dimensioni del fenomeno sono risultate sottostimate. Palazzo Chigi aveva messo in conto l’esistenza di 65 mila lavoratori esodati aventi diritto ad andare in pensione con le vecchie norme, ma stime non ufficiali (pur se considerate credibili) parlano di 350 mila persone interessate.
Ieri, per dirimere la questione, è stato aperto un tavolo tecnico permanente fra ministero del Lavoro, Inps e Ragioneria dello Stato. L’obiettivo, precisa una nota della Fornero, è quello «di sciogliere ogni possibile dubbio e dare certezze alle stime» fornendo «entro sette giorni le indicazioni utili a emanare il previsto decreto interministeriale Lavoro/Economia, entro il termine del 30 giugno fissato dalla legge». In questa settimana di tempo la task force dell’Inps (cinque dirigenti impegnati sul caso) dovrà individuare la platea e le tipologie degli aventi diritto e la Ragioneria dovrà valutarne la loro attinenza alle norme che regolano la questione (decreti “Salva Italia” e “Milleproroghe” in primis). Un lavoro complesso, perché dovrà tenere conto dei contratti collettivi e degli accordi individuali. «Vogliamo fare un lavoro serio per consentire il pensionamento anticipato sulla base delle norme» ha detto la Fornero. In realtà , sulla questione, il ministro si è già attirata una marea di critiche incassando anche l’annuncio di una manifestazione unitaria di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, messa in calendario per il 13 di aprile (mobilitazione che riguarderà anche il tema dei ricongiungimenti onerosi fra le pensioni Inps e Inpdap). Il commento più duro di tutti è arrivato ieri dal leader della Uil Angeletti: «La vicenda dell’articolo 18, così quella degli esodati, rappresentano un fondato motivo per un licenziamento del ministro Fornero: una giusta causa» ha detto. La Cgil precisa come sia «necessario che il governo faccia marcia indietro: non esiste altra soluzione che rispettare le intese fatte sul licenziamento di questi lavoratori, consentendo loro di andare in pensione». Per Cesare Damiano, capogruppo Pd nella Commissione Lavoro al Senato, il silenzio sul numero degli esodati «è inquietante, perché significa che è stata fatta una riforma al buio, senza una minima possibilità di previsione di cosa sarebbe successo a causa delle nuove norme». Risolta la questione dei numeri, resterà da capire quanti soldi serviranno per chiudere la questione e dove andarli a prendere. Anche su questo tema, nei giorni scorsi, è stata fatta una certa confusione.
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