Il Professore rassicura la Cina “Crisi dell’eurozona superata”

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ROMA – I moniti della Chiesa. E il pressing di una pattuglia di ministri che si allarga ogni giorno. Tornato a Roma dalla missione in Estremo Oriente, Mario Monti si prepara a correggere la riforma del mercato del lavoro nel punto più controverso: la modifica dell’articolo 18. 
«Il modello tedesco che prevede anche il reintegro è un esempio bilanciato di come si può toccare la norma sui licenziamenti economici», avverte un autorevole ministro che non rinuncia a dire dietro anonimato. Il fronte di chi chiede un ripensamento all’asse Monti-Fornero in Consiglio dei ministri è abbastanza nutrito. Ci sono i ministri Fabrizio Barca, Renato Balduzzi e Corrado Passera. A loro oggi si aggiungono quei membri del governo che hanno un filo diretto con i Palazzi Apostolici: Andrea Riccardi e Lorenzo Ornaghi, quest’ultimo molto vicino al presidente della Cei, Angelo Bagnasco. Il vero elemento nuovo che il Professore del resto trova in Italia è la posizione critica dei vescovi sull’articolo 18, «materia che merita un’ulteriore riflessione per arrivare a soluzioni condivise».
Al premier però apprezza il clima migliore dentro la sua maggioranza. A Palazzo Chigi non sono sfuggite «le parole distensive di Bersani cui hanno fatto eco quelle di Alfano e Casini». Ma la richiesta di correzioni impone un approfondimento. Non a caso in queste ore gli uffici legislativi sono al lavoro per individuare una via d’uscita che consenta un nuovo patto. Il governo mira perciò a modificare la norma individuando non più di una mezza dozzina di «tipologie» ben dettagliate di esodi per crisi o ristrutturazione aziendale. «Tipicizzare i casi di licenziamenti economici», ecco il jolly in cantiere. E in quei casi, dunque, l’indennizzo passerebbe da 15 a 27 mensilità . Ma per l’imprenditore la strada sarebbe più stretta e meno discrezionale. L’auspicio del Professore e della sua ministra è che su una mediazione del genere – che non dia del tutto partita vinta a Bersani e al suo «modello» – si possa trovare l’intesa coi berlusconiani. Anche se resta in piedi la proposta portata avanti dalla Cisl di Bonanni, che punterebbe invece a una conciliazione preventiva in caso di licenziamento per ragioni economiche. 
I dirigenti democratici restano tuttavia in allerta. Temono che le aperture di queste ore dei berlusconiani siano preludio a un doppio gioco e a una successiva ritirata. E in casa Pd non confidano più di tanto nella sponda di Casini, che alla fine potrebbe rimettere tutto nelle mani del solo Monti. Nel Consiglio dei ministri di oggi verrà  autorizzata la fiducia sul decreto semplificazioni alla Camera, la riforma non è all’odg. Ma non viene esclusa una nuova convocazione per giovedì o venerdì proprio per il varo definitivo del ddl. Preceduto, in quel caso, da un altro vertice dei tre segretari a Palazzo Chigi. Già  questa sera Mario Monti potrebbe salire al Colle, per riferire della missione in Oriente. Ma al centro del faccia a faccia finirà  inevitabilmente il dossier lavoro. E non è escluso che la mediazione finale passi ancora una dallo studio alla Vetrata.


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