Il lodo Bersani sull’articolo 18 più vicina l’intesa partiti-governo
ROMA – Al ritorno dall’Asia, Monti trova un clima politico cambiato. Sull’articolo 18 e la riforma del mercato del lavoro, sembra riprendere il dialogo. E il Professore avrà una ragione in più per essere ottimista, come ha già dimostrato a Boao, ultima tappa del suo viaggio in Estremo Oriente. Davanti a una platea di manager, economisti, politici e al vice primo ministro cinese Li Keqiang, Monti ha garantito: «La crisi dell’eurozona è stata superata, l’Italia è più solida: sono venuto qui a dirvi che potete rilassarvi e tornare a investire in Europa». Tesse anche le lodi della riforma del mercato del lavoro italiano che introduce, dice, una modernizzazione e «la flessibilità per le aziende di gestire la forza lavoro». Il premier ha convocato il consiglio dei ministri. L’articolato della riforma potrebbe essere pronto oggi.
Al centro del dialogo c’è l’ipotesi di una modifica del testo finora proposto dal governo su un punto in particolare: la possibilità di reintegro, in base all’articolo 18, anche per chi è licenziato per ragioni economiche. La decisione tra reintegro e indennizzo dovrebbe essere in ogni caso affidata al giudice. Bersani, segretario del Pd, l’ha ribadito in un colloquio con Repubblica, appellandosi a premier e partiti di maggioranza: «Cambiamo insieme l’articolo 18». Si può fare in fretta, entro maggio. Alfano raccoglie e apre al Pd: «Fare la riforma insieme è meglio che farla separati. Il problema è cosa succede se la Cgil dice no. La nostra preoccupazione è che l’agenda alla fine la faccia il sindacato e non il governo».
E la Cgil il suo “no” lo ripete. Sempre sulla stessa questione, ovvero il tema del reintegro e dell’adozione del “modello tedesco”. Susanna Camusso non abbandona questa trincea di tutela dei lavoratori, senza la quale, ricorda, lo sciopero generale sarà inevitabile: «Allo stato, faremo uno sciopero generale. Da quanto ho sentito in Asia bisogna aiutare Monti a riflettere». Non c’è alcuna possibilità – ripete – che la riforma del lavoro passi così com’è: «È indigeribile, perché è stato tolto il reintegro. Non si può dire che il paese ha bisogno di potere licenziare in modo illegittimo i lavoratori». Lancia un paio di stoccate al governo che, invece di fare i compiti a casa, vuole fare «il primo della classe». La leader Cgil usa toni soft, però polemizza anche con Napolitano. «Una questione di buon senso l’articolo 18 e gli esodati», tiene il punto Dario Franceschini.
La settimana insomma è decisiva per uscire dall’impasse sull’articolo 18. Casini, leader del Terzo Polo, è convinto che una mediazione si troverà , che si può fare in fretta – e perciò votare in prima lettura in Parlamento la riforma prima di maggio. Sul reintegro se ne lava le mani: «Lo deciderà il governo». Bersani torna sull’intesa che si può trovare prima delle amministrative di maggio: «Io ci credo». La direzione della modifica non può essere quella di «ricette esotiche, ma di esperienze che assomiglino ai modelli tedesco e danese». Il segretario Cisl, Bonanni, rilancia a sua volta: «Sull’articolo 18 la soluzione migliore è il modello tedesco secco». Opposizione a oltranza della Lega (che pensa a una petizione contro la riforma) e dell’Idv. Per Di Pietro sull’articolo 18 il governo è «superbo e arrogante».
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