Resurrezione per tutti
Anzi di realpolitik. Lo spettacolare esito di massa della missione – centinaia di migliaia di cubani hanno partecipato alle due messe celebrate dal papa, la copertura mediatica ottenuta da tv e radio di stato, la pubblicazione integrale dei discorsi del pontefice anche nei passaggi in cui si riferiva ai prigionieri di coscienza e alla necessità di «costruire una società aperta e rinnovata» a Cuba – è stato compensato da alcune concessioni e prese di posizioni, appunto politiche, che di fatto rafforzano la linea “pragmatica” del presidente Raàºl Castro.
Nel suo discorso di commiato all’aeroporto dell’Avana, mercoledì, papa Ratzinger ha ribadito la sua condanna al cinquantennale embargo attuato dagli Stati uniti, sostenendo che esso ha – e ha avuto – come conseguenza solo di danneggiare la popolazione cubana. Le «misure economiche restrittive imposte da fuori del Paese pesano negativamente sulla popolazione» e rendono più difficile il compito di costruire «una società di ampi orizzonti, rinnovata e riconciliata». Obiettivo, quest’ultimo, perseguito – seppur in modo ancor «insufficiente» specialmente nel settore politico- anche dalle riforme volute dal presidente Raàºl.
Proprio per questa ragione, il papa tedesco ha difeso la linea di dialogo e confronto politico del vertice episcopale cubano con il governo socialista. La Chiesa cattolica ha dimostrato apertamente di aver messo da parte la politica di scontro e di perseguire l’obiettivo strategico di ampliare la sua opera pastorale nella società cubana (circa il 10% della popolazione si dichiara cattolica) e soprattutto, per raggiungere tale obiettivo, di penetrare nel settore della scuola. Tali richieste sono state ribadite apertamente da Ratzinger e, almeno pubblicamente, non hanno ricevuto alcun rifiuto (ma nemmeno sono state prontamente accettate) da parte di Raul Castro.
La concessione più vistosa del pontefice -anche per le critiche ricevute e che riceverà dall’altra parte del golfo della Florida – è stato il rifiuto di ricevere una delegazione della dissidenza-opposizione interna. Ufficialmente, la delegazione vaticana ha affermato che i tempi troppo stretti non permettevano tale incontro. Nei fatti, questa era una precondizione, non espressa ufficialmente ma chiara, avanzata dal governo cubano che considera tutta la dissidenza al soldo degli Stati Uniti.
Anche il discorso di commiato del presidente cubano è stato molto politico. Raàºl ha ricordato come il carattere umanista della rivoluzione – «Cuba ha perseguito come suo principale obiettivo la piena dignità dell’essere umano» -, la continua aggressione americana – i «cinque figli (del popolo cubano) condannati negli Usa per aver lottato contro il flagello del terrorismo» – e ha lanciato un importante ponte verso la diaspora cubana – «riconosciamo il contributo patriottico dell’emigrazione cubana».
La visita di Benedetto XVI non avrà conseguenze nelle scelte politiche del governo cubano – lo ha detto chiaramente il vicepresidente del Consiglio Murillo- ma rafforzerà il dialogo fra Chiesa e Stato e dunque allargherà lo spazio di intervento dei religiosi e dei laici cattolici nella società cubana. In sostanza rafforza l’immagine di una «Chiesa cubana risorgente». Un risultato importante per la realpolitik del papa tedesco, vista la carica simbolica che Cuba continua ad avere nel subcontinente latinoamericano, dove la Chiesa cattolica è in forte difficoltà soprattutto a causa dell’espansione delle chiese pentecostali.
Anche Raàºl Castro esce rafforzato da una visita «esemplare». Per proseguire nelle sue riforme economiche il presidente ha assoluto bisogno di forti investimenti esteri, anche da parte dell’emigrazione cubana. L’appoggio della diplomazia vaticana è una pedina preziosa. La soddisfazione per l’esito del viaggio papale è stata testimoniata dai due quotidiani del partito comunista – Granma e Juventud Rebelde – che ieri hanno dedicato la prima pagina all’evento con due grandi foto che ritraevano i saluti del papa a Fidel e a Raàºl Castro.
Con l’intuito politico che lo ha sempre caratterizzato Fidel ha riconosciuto il valore politico della missione di Benedetto XVI quando, nel suo incontro con Ratzinger, con una punta di ironia, ha chiesto «Che cosa fa un papa, qual è la sua missione?»
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