Dopo i recuperi lo spread si riavvicina a quello spagnolo. Piazza Affari giù del 3,3%

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MILANO — La corsa, se così può essere definita, è ricominciata una decina di giorni fa. A gennaio lo spread aveva iniziato a scendere, toccando con 278 punti base il minimo dall’estate proprio il 19 marzo. Poi la lenta crescita, che ha portato ieri il differenziale tra il Btp decennale e il Bund tedesco a 345 per poi attestarsi a 340, accorciando la distanza dal Bonos (365).
È uno dei risultati di una giornata tesa sui mercati, condizionata dai timori suscitati dai dubbi di Standard & Poor’s sull’efficacia del piano di salvataggio della Grecia e dalla paura di una ristrutturazione del debito della Spagna (ieri paralizzata dallo sciopero generale contro l’austerity). Effetto domino. Le Borse europee hanno chiuso in negativo. La peggiore è stata Milano: il Ftse-Mib ha perso il 3,3%. Londra ha ceduto l’1,15%, Francoforte l’1,77%, Parigi l’1,43%. Solo Madrid ha perso meno di un punto (-0,87%). L’indice di Piazza Affari ha risentito anche di problematiche «interne», evidenti negli scivoloni del Monte dei Paschi (-10,97%), che ha trascinato in giù anche gli altri titoli bancari, e della galassia Ligresti (Fondiaria Sai -14,03%, Premafin -13,77%). 
I mercati americani, invece, hanno chiuso stabili (Dow +0,16%, Nasdaq -0,3%) recuperando una seduta cominciata in modo negativo dopo i dati sul Pil Usa che, confermando una crescita del 2,9% nel primo trimestre e del 2,8% nel secondo, hanno deluso le attese. Le parole del presidente della Fed Ben Bernanke sono arrivate a Borse aperte. E nonostante la cautela, la moderata apertura deve aver rassicurato i mercati: il tasso di disoccupazione «rimane dolorosamente alto», ha spiegato, e il ritmo della ripresa «è stato estremamente fiacco» però il quadro generale ora consente miglioramenti «lenti ma continui».
L’Ocse ieri ha pubblicato anche le previsioni sull’Italia. Il nostro Paese resterà  in recessione almeno per tutta la prima metà  dell’anno. «Si tratta però di elementi già  noti» spiega Paolo Ciocca del Servizio studi Bnl: «Già  a gennaio Bankitalia aveva detto che il Pil sarebbe calato dell’1,5%, il che significa che la recessione sarebbe continuata». Le piazze finanziarie avrebbero dovuto aspettarselo. Dunque, il crollo di Piazza Affari pagherebbe soprattutto «la tendenza dei mercati nel valutare troppo negativamente i diversi dati come conseguenza delle esperienze degli ultimi mesi». Ad esempio è passato inosservato che a marzo il tasso di disoccupazione tedesco, annunciato sempre ieri, è sceso al 6,7%. «La ripresa del mercato del lavoro in Germania è importante — conclude Ciocca — perché è la principale destinazione del nostro export. Quanto allo spread, bisogna tenere presente che le ultime aste di titoli di Stato sono andate bene e ciò è fondamentale per il rifinanziamento del debito». A conferma, ieri il Tesoro ha collocato 8 miliardi di euro in Btp a 5 e 10 anni, con tassi in lieve calo. A muovere lo spread sul mercato secondario, secondo Nicola Frondizi di Augustum Opus Sim sono state «le prese di beneficio»: «A fine trimestre gli operatori che nei mesi passati avevano fatto incetta di titoli italiani e dei Paese periferici hanno voluto incassare. Se nei prossimi giorni si invertirà  la tendenza si avrà  la controprova». Oggi i ministri delle Finanze dell’area euro dovranno decidere l’ammontare delle difese anti crisi e dei fondi salva Stati. 


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