«È finita l’euforia di inizio anno L’economia ristagna, più difficile risanare»
MILANO — «Che cosa è accaduto all’improvviso a Borse e spread? I mercati hanno delle fasi. Abbiamo avuto una lunga fase positiva, perché da metà dicembre a oggi abbiamo ricevuto tante buone notizie: l’iniezione di liquidità della Bce, le riforme strutturali varate da Mario Monti. E si è diffusa la percezione che la Germania avesse cambiato atteggiamento nei confronti dell’eurozona, diventando più costruttiva. Perfino la ristrutturazione del debito greco con i creditori privati è filata liscia contribuendo a mandare un segnale positivo. Ma quella fase è finita», sostiene Nicolas Veron, economista che si divide tra il Peterson Institute for International Economics di Washington e il think tank Bruegel di Bruxelles.
E adesso che succede?
«I mercati sono in entrati in una fase più prudente. Riconoscono che Spagna e Italia hanno difficoltà , ma anche la Francia ha problemi. Non mi aspetto però una correzione drammatica, piuttosto è finita l’euforia che abbiamo visto di recente».
Ha citato la Grecia, che ha evitato un default disordinato ma non ha risolto i problemi di competitività . Atene avrà bisogno di un terzo salvataggio o sarà costretta ad abbandonare l’euro alla fine?
«L’opinione generale oggi è che i leader dei Paesi europei, Germania inclusa, faranno di tutto perché la Grecia resti nell’eurozona. Ma il problema greco non è stato risolto. In Grecia è in atto una spirale depressiva e ormai pochi investitori credono che un terzo salvataggio possa essere evitato. La vera domanda semmai è se un nuovo intervento sarà abbastanza e come sarà gestito nel resto d’Europa».
Veniamo all’Italia. Nonostante i buoni risultati nelle ultime aste dei titoli pubblici, ieri Piazza Affari è stato il listino peggiore in Europa e lo spread tra il Btp decennale e il Bund tedesco è tornato a toccare i 345 punti base. Crede che pesi l’incertezza sulla riforma del lavoro o la paura di un nuovo «contagio» originato dalla Spagna?
«E’ semplicemente un momento difficile per l’economia italiana. Monti ha convinto gli investitori che è molto serio nel voler realizzare le riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno. E nel breve periodo non ci sono alternative politiche al suo governo. Detto questo, l’economia italiana è in cattiva salute ed è difficile vedere da dove la crescita possa arrivare. Il calo nei rendimenti dei titoli pubblici, che abbiamo visto negli ultimi mesi, è più legato alle prospettive future che alla situazione attuale. Ovvio poi che in economia è tutto collegato, perciò se l’economia va male, sarà più difficile pareggiare il bilancio e lo spread ne risente. Ma c’è una buona notizia».
Qual è buona notizia?
«Il differenziale tra i titoli di Stato decennali portoghesi e i Bund tedeschi per la prima volta questa settimana è sceso sotto la soglia psicologica del 10%: alla fine gli investitori hanno capito che il Portogallo non sarà una nuova Grecia, ma assomiglia di più all’Irlanda. E’ un fatto importante anche per Spagna e Italia».
Quando e come finirà la crisi del debito sovrano?
«Questa crisi ha molte dimensioni, ma al cuore c’è l’inadeguatezza dell’architettura fiscale e politica dell’eurozona. La solidarietà è stata sottostimata. Per riportare la fiducia avremo bisogno di un’Europa più integrata e federale, anche con un maggior coordinamento delle politiche bancarie. Ma è un processo che troverà resistenza e richiederà molto tempo, con una prospettiva di bassa crescita per molti anni. Quanti? Una decade, temo. Non sono pessimista, ma dobbiamo essere lucidi e imparare a vivere con la volatilità ».
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