Passera tratta al ministero ma non dà  risposte E la polizia carica a Roma i 350 operai sardi

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La rabbia dei lavoratori sardi di Alcoa ieri è arrivata a Roma davanti al ministero dello sviluppo economico, dove gli operai sono arrivati da Piazza della Repubblica, e si è scontrata con i manganelli di polizia e carabinieri in assetto antisommossa. In 350 hanno attraversato le vie del centro gettando petardi e fumogeni e alcune bombe carta. Gli operai Alcoa erano determinati a far sentire le loro ragioni. La tensione era molto alta. Ieri al ministero è stato aperto un tavolo di trattativa che potrebbe essere decisivo per le sorti dello stabilimento di Portovesme, che la multinazionale Usa dell’alluminio ha deciso di chiudere. 
Impegnato per il governo il ministro Corrado Passera, che in una pausa del confronto con le organizzazioni sindacali ha spiegato che «per trovare nuovi stimoli che incoraggino possibili acquirenti della fabbrica possiamo agire su tre leve, sul contesto infrastrutturale, dove c’è il forte impegno della Regione Sardegna, sul tema dell’aumento della produttività  e sull’energia». Passera ha aggiunto che sull’energia «non bisogna commettere errori, dobbiamo studiare tutti i modi possibili per intervenire sui costi energetici, ma restando sempre nell’ambito delle normative europee, per non avere risposte negative da Bruxelles».
Dichiarazioni che non sono piaciute troppo ai 350 in corteo. Davanti all’ingresso del ministero, in via Molise, gli operai hanno fatto esplodere petardi e hanno scagliato bottigliette, aste di bandiere e altri oggetti verso l’ingresso. Alcuni di loro hanno anche tentato di forzare il blocco di polizia e carabinieri e di entrare nel ministero. Il tentativo è stato però bloccato a suon di manganelli. Qualcuno dei lavoratori ha anche provato a dare fuoco alla bandiera italiana. Ad un certo punto, un oggetto, forse una bottiglia, ha colpito sul volto il capogruppo del Pd in consiglio regionale, che era nel corteo insieme con altri membri dell’assemblea elettiva sarda.
«Sono assolutamente comprensibili, legittime e anche ragionevoli le preoccupazioni dei lavoratori e riteniamo incomprensibile che il governo continui a non dire alle organizzazioni sindacali e agli operai che cosa intende fare». Lo ha detto la segretaria nazionale della Cgil, Susanna Camusso. Secondo la leader del sindacato, «non si può continuare ad accumulare vertenze che non hanno risposte, come quelle di Alcoa o Eurallumina, in una regione, la Sardegna, dove c’è già  un’emergenza sociale grave. Occorre al contrario salvaguardare il lavoro e il patrimonio industriale che abbiamo. Questa dovrebbe essere l’attività  prevalente di un governo che, invece, continua a rinviare la crescita ragionando solo sul tema del debito». 
E in effetti sino alla tarda serata di ieri non si capiva bene quali fossero i termini della proposta del governo per salvare lo stabilimento di Portovesme. Tutta la serata s’è svolta in un clima non solo di tensione, ma anche di grande confusione. Con voci incontrollate sullo stato della trattativa smentite un minuto dopo essere state messe in circolazione. Tavolo aperto tra Passera e sindacati (ma c’era anche il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci) e piazza bollente, con gli operai che, nel tentativo di far sentire la propria presenza a chi stava trattando, hanno accompagnato la protesta al ritmo di tamburi e caschetti sbattuti a terra e contro la saracinesche dei negozi.
Per i sindacati decisivo, per le sorti della fabbrica di Portovesme, è l’impegno del governo a garantire, a chi eventualmente subentrasse nella proprietà  dello stabilimento, condizioni di favore soprattutto rispetto al costo delle forniture energetiche. La produzione di alluminio, quella che appunto si fa a Portovesme, impiega infatti quantità  molto alte di energia. Ci sarebbero un paio di gruppi europei interessati all’acquisto, ma vogliono garanzie di riduzione dei costi energetici. Garanzie che il governo ieri ha detto di non potere dare, perché sarebbero bloccate dalle norme europee che vietano incentivi che possano turbare gli equilibri di mercato tra le aziende concorrenti nel settore. I manager dell’Alcoa hanno messo in mobilità  tutti i dipendenti della fabbrica, che sono coperti dagli ammortizzatori sociali, ma solo sino ad aprile.


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