“La Siria accetta il piano di pace di Annan”

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BEIRUT – La “pax siriana” è scesa su Baba Amro, mentre Bashar el Assad, in giacca blu e camicia aperta sul collo, vaga sotto l’occhio della telecamera per le strade del martoriato quartiere di Homs, simbolo della resistenza alla brutale repressione del regime. E come se non bastasse il messaggio tranquillizzante del Rais, ecco il portavoce di Kofi Annan annunciare che Damasco ha accettato il piano di pace in sei punti proposto dall’ex segretario dell’Onu, nella nuova veste di inviato delle Nazioni Unite e della Lega Araba per la Siria. Dopo quella della “normalizzazione” verrà  anche la stagione del dialogo?
Un momento. La visita di Assad, benché organizzata e condotta in un contesto di assoluta sicurezza, non deve essere poi stata una vera e propria passeggiata, se voci provenienti dall’opposizione, raccolte e rilanciate soltanto dal giornale israeliano Haaretz, hanno detto che vi sarebbero stati degli spari in direzione del presidente siriano. Un’altra fonte della protesta, stavolta identificabile per nome e cognome, non ha nascosto la sua irritazione per la ostentata presenza di Assad a Baba Amro: «Vuole mostrare al mondo che ha sconfitto la rivoluzione – ha detto per telefono all’Agenzia Reuters, Saif Hurryah – ma la verità  è che non hanno neanche potuto mandare in onda il video prima che lasciasse Homs, perché non hanno il controllo di niente».
Di sicuro, nella notte, ci sono state scaramucce nella stessa Homs e scontri, con vittime da una parte e dall’altra, in diverse province. I successi, sul piano militare, messi a segno dagli apparati militari siriani in alcune città -chiave contro i disertori del Libero Esercito Siriano e le milizie armate che lo fiancheggiano, hanno indotto i ribelli a cambiare tattica rinunciando alla difesa impossibile di intere aree urbane per dedicarsi ad operazioni guerriglia, “mordi e fuggi”, contro obbiettivi limitati. Ma il livello complessivo della violenza non è sceso, se il rappresentante dell’Onu, Rober Serry, ha detto al Consiglio di Sicurezza che dall’inizio della rivolta sono state uccise oltre novemila persone.
Far cessare questo bagno di sangue è l’obbiettivo immediato su cui Kofi Annan sta lavorando da alcune settimane. Il suo piano in sei punti prevede, un cessate il fuoco immediato da entrambe le parti sotto la supervisione delle Nazioni Unite, il ritiro delle armi pesanti da tutte le città , la libera circolazione di operatori umanitari, l’accesso incondizionato ai media nazionali e stranieri su tutto il territorio, la liberazione dei prigionieri politici e l’avvio di un serio dialogo tra il regime e l’opposizione sulla soluzione politica del conflitto.
Quello che il piano Annan, a differenza della precedente proposta avanzata dalla Lega Araba, ma bloccata dal Consiglio di Sicurezza per il veto della Russia della Cina, non prevede sono le dimissioni di Assad. E questo è il motivo principale per cui la mediazione, prima ancora che il regime ne decretasse l’accettazione, è stata respinta dall’opposizione come un regalo fatto al Rais di Damasco per permettergli di guadagnare tempo e continuare a stritolare la protesta.
La stessa opposizione, però, non è stata finora capace di unificare i ranghi, colmare le differenze e assoggettarsi ad un comando unificato. Ci proverà  nel vertice Amici della Siria-2, previsto per il primo di Aprile in Turchia. Ma alla riunione non parteciperà  nessun rappresentante della Russia, fermamente convinta, come ha detto il presidente ancora per pochi giorni, Dmitri Medvedev, che la caduta di Assad non aiuti a risolvere la crisi.


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