Grecia: la vertigine dell’impotenza

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A piazza Syntagma, i cecchini sono appostati sul tetto del Parlamento, mitra spianati contro i terroristi, spiega il vice ministro alla pubblica sicurezza Lefteris Ikonomou, eppure il nemico sembrano essere tutti gli ateniesi, tenuti lontani da chilometri di sbarramenti, da agenti anti – sommossa, da gruppi di uomini dall’identità  inequivocabile: poliziotti in borghese che, chiaramente, non hanno nessun interesse a celarsi. Tanto la folla non c’è e la piazza ricorda uno zoo, solo che dentro alla gabbia ci sono i politici che hanno paura della rabbia degli ateniesi colpiti da una politica economica la cui ferocia pare, sempre più spesso, illimitata.

Tuttavia non sono solo gli ateniesi a essere irati e dove le misure di sicurezza, seppur massicce, sono meno imponenti di quelle prese nella capitale ellenica, le parate militari e studentesche diventano il teatro di proteste urlate o testimoniate da coreografie simboliche. È il caso degli studenti che, nel paese di Archalochori, in provincia di Iraklio (Creta), marciano indossando una striscia nera al braccio. O, come a Lixouri, in Cefalonia, dove gli allievi delle medie cambiano il percorso per non passare innanzi al palco delle autorità . A Salonicco e Patrasso, manifestanti sono riusciti ad avvicinarsi ai palchi, lanciando yogurt e uova e ritardando, così, l’inizio dei festeggiamenti che, invece, sono stati annullati a Iraclio.

Il Presidente della Repubblica, Karolos Pappoulias, ha tenuto un breve discorso dove ha ricordato che i greci, nei momenti più drammatici della loro storia, hanno sempre saputo dimostrare coraggio: “ce la faremo anche questa volta” ha concluso, con quella che sembra più una speranza che una certezza.

Non potrebbe essere altrimenti in uno scenario surreale, quello di Atene, dove una città  che festeggia blindata assurge a simbolo della nuova realtà  della nazione.

Nel 2012, si celebrano 191 anni di indipendenza ma proprio questa è l’assente e il grande debitore d’Europa, con due prestiti miliardari, si è consegnato a poteri decisionali altri rispetto a quelli nazionali, per i quali Parlamento ed esecutivo ellenici agiscono in adempienza a dettami, ricatti, condizioni, dichiarazioni di sottomissione politica oltre che economica.

Invasa dalle forze dell’ordine che tengono lontani i cittadini dai loro rappresentanti politici, Atene mostra l’impotenza di una democrazia vuota, dove la distanza tra elettore ed eletto è ormai incolmabile. Mentre le elezioni non sono ancora state indette, la rabbia della società  da un lato e la paura dei politici dall’altro non sono buoni presagi.


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