Milano, nel derby degli aeroporti vince Linate

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MILANO – L’eutanasia dolce di Malpensa arriva all’ultimo atto. Sedotta e abbandonata da Alitalia, accoltellata alle spalle dai suoi (presunti) paladini politici – Silvio Berlusconi e la Lega Nord – e snobbata dalle compagnie aeree mondiali, la prima stazione aeroportuale della regione più ricca d’Europa deve mandar giù in queste settimane il più amaro dei bocconi: la sconfitta nel derby meneghino con Linate. La sfida tra i due scali sembrava un copione da archeologia del trasporto aereo. Un ricordo degli anni ‘90 quando l’Italia – per evitare la concorrenza fratricida – aveva investito un miliardo di euro sullo scalo bustocco, affidando al decreto Burlando il ridimensionamento del rivale della porta accanto. Peccato che le cose siano andate in tutt’altro modo: negli ultimi due lustri Malpensa ha perso due milioni di clienti mentre il Forlanini è balzato in avanti del 50%: da 6 a 9. E il trend ha iniziato ad accelerare a ritmi preoccupanti negli ultimi mesi. Dopo il tradimento di Alitalia – che si è trasferita armi e bagagli a Fiumicino – molti altri big hanno deciso di lasciare la brughiera spostando i loro voli in riva all’Idroscalo. L’hanno fatto Air France e Klm, sfruttando gli slot a Linate messi a disposizione dalla compagnia italiana. Lufthansa ha trasferito altrove in Europa gli otto aerei che facevano base nel varesotto, rinunciando all’idea di avere qui il suo quarto hub continentale. E Davide ha ripreso a rubare traffico a Golia: da ottobre a oggi Malpensa perde, con preoccupante regolarità , il 5% di traffico al mese, mentre Linate cresce in media del 4,8%. Avanti di questo passo, lo scalo bustocco vedrà  svanire nel nulla nel 2012 un milione di passeggeri, di cui almeno 500mila persi in favore del rivale. Negli ultimi mesi i transiti nel grande hub aereo del Nord Italia – malgrado i lodevoli sforzi del management e l’arrivo di un po’ di compagnie dal Golfo e dall’Asia – sono calati del 12%. Mentre quelli al Forlanini, che in base al vecchio decreto Burlando avrebbe dovuto essere ridotto a base per il Roma-Milano, sono raddoppiati. Di più: a puntellare i dati di Malpensa è il boom di easyJet, la low cost che oggi le garantisce quasi un terzo del traffico. L’orologio del trasporto aereo lombardo, insomma, sembra tornato indietro di dieci anni. I milanesi non hanno faticato a farsene una ragione: Alitalia ha spostato i suoi voli intercontinentali a Roma. E se proprio devi andare in giro per il mondo – visto che uno scalo è quasi obbligatorio – meglio partire da Linate (5 km. in linea d’aria dalla Madonnina) che imbarcarsi nel trasferimento verso l’aeroporto varesino lungo le trafficatissime autostrade lombarde. La politica invece – con Malpensa che rischia di trasformarsi in una cattedrale nel deserto – è più preoccupata e sta studiando in queste settimane se e come intervenire per bloccare l’emorragia di traffico su Linate. Dove tra l’altro gli slot sono già  saturi e ci sono 54mila richieste di diritti di volo in lista d’attesa. Le idee finite sul tavolo di Corrado Passera (che avrebbe già  acceso un faro sul dossier) sono due: una terapia d’urto – lasciare a Linate solo il Milano-Roma – e un’ipotesi più soft: trasformare il Forlanini in uno scalo per voli nazionali, trasferendo quelli per l’estero verso la Malpensa. Niente di nuovo sotto il sole. La stessa ricetta proposta che a metà  degli anni ‘90 fu affondata dalle resistenze locali, mentre Oslo, Stoccolma, Atene, Monaco e Berlino – città  dove la politica riesce a spiegare meglio i suoi progetti – hanno chiuso senza drammi l’aeroporto in città  per far decollare lo scalo intercontinentale. Il problema è che il peggior nemio di Malpensa sono proprio i suoi presunti amici. Silvio Berlusconi e la Lega hanno vinto le ultime elezioni giocando la carta delle difesa dello scalo bustocco. Salvo poi cedere Alitalia a una cordata italiana che ha trasferito i voli a Roma. Ai nuovi soci della compagnia di bandiera è stato garantito, senza che il vulcanico Umberto Bossi proferisse verbo, un ombrello anti-trust di tre anni che ha azzoppato Milano. Il governo del Cavaliere prima e Corrado Passera oggi (pivot con IntesaSanpaolo della cordata di patrioti che ha rilevato Alitalia) negano da tempo l’ok a Singapore Airlines per proseguire i suoi voli da Milano fino a New York per evitare di disturbare Alitalia. Non c’è da stupirsi se i rapporti di forza nel derby degli scali milanesi si sono di nuovo ribaltati. E se la delegazione Ue in visita giovedì scorso nel nostro Paese per parlare del futuro del traffico aereo in Italia si è dimenticata, nelle sue slide, di citare Malpensa. A Milano, per Bruxelles, c’è solo Linate.


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