“Liberati gli ostaggi italiani in India”

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Bhubaneswar (Orissa) – “Liberi?”. La breaking news che tutti qui aspettavano come imminente è arrivata ieri sera rimbalzando su tutte le televisioni indiane, ma sempre accompagnata da un angosciante punto interrogativo: “Liberati i due ostaggi italiani?”. 
Dopo undici giorni di marce e di silenzi nella giungla oscura dell’Orissa, Paolo Bosusco e Claudio Colangelo sarebbero stati abbandonati ieri dai maoisti nel buio assoluto della mezzanotte indiana, all’ora di cena in Italia. Rumors, voci sempre più insistenti provenienti dalla stampa locale dell’Orissa e riprese con formula dubitativa dalla stampa e dalle televisioni nazionali indiane. Notizie ricche di dettagli incoraggianti ma prive di verifiche concrete, secondo cui i maoisti naxaliti di Sabyasachi Panda avrebbero liberato Paolo e Claudio in un punto preciso della giungla a 22 chilometri di distanza da dove li avevano catturati, lungo una carrareccia che si inerpica sulla montagna del Daringibari tra buche e rami, tra massi e precipizi.
La loro liberazione era nell’aria da giorni, ma dopo ore di voci senza conferme e di speranze senza certezze è arrivato il gelo dei servizi segreti indiani: “Ho parlato con loro dieci minuti fa – racconta Rajaram Satapathy di Times of India – e purtroppo mi hanno detto che non confermano assolutamente la notizia. Dicono che è solo un rincorrersi di voci e che sono ormai trascorse ore ma nessuno li ha visti davvero. E se fossero stati veramente liberati, molto probabilmente li avrebbero già  trovati”. Ma il fatto che dalla Farnesina nessuno confermi, ma nessuno smentisca, lascia aperta una velata speranza sulla sorte dei due italiani. 
La giornata si era aperta malissimo, con la notizia di un parlamentare rapito venerdì intorno a mezzanotte. Un nuovo sequestro non rivendicato ufficialmente ma con la firma evidente dei maoisti, anche se non dello stesso gruppo comandato da Panda che ha in custodia gli italiani. Un bel guaio, l’ennesimo incidente a mestare il fango in un pantano politico già  di per sé inestricabile: un imprevisto sgradevole anche per lo stesso leader maoista Panda, proprio alla vigilia della giornata che i mediatori di parte naxalita nelle trattative con il governo avevano definito “decisiva e molto probabilmente risolutiva”. Dopo due giorni di discussioni nel merito del documento con le tredici richieste avanzate dai maoisti, l’accordo sottotraccia era già  pronto: il governo non avrebbe concesso nulla di concreto ma avrebbe offerto una generica dichiarazione di volontà  di mettere in atto rapidamente i punti meno controversi della piattaforma, come quelli indirizzati a garantire e aumentare il benessere delle comunità  tribali, che costituiscono un quarto della popolazione dell’Orissa.
Ma il rapimento del parlamentare, catturato di notte da un plotone di un centinaio di maoisti mentre viaggiava con l’autista e una guardia del corpo, ha mandato in mille pezzi il progetto di accordo. Sentendo sfuggirgli dalle mani i piccoli vantaggi che sarebbe ancora riuscito a ottenere dallo scomodissimo rapimento dei due “turisti italiani”, contro cui si è rivoltata l’intera comunità  dello stato orientale indiano, Sabyasachi Panda aveva fatto arrivare un messaggio audio di condanna del rapimento, accusando nel contempo i negoziatori di aver già  trascorso troppo tempo senza arrivare a un risultato finale. Una mossa che non è bastata a far continuare le trattative: i mediatori scelti dai naxaliti si sono alzati dal tavolo allestito da giorni nella guest house di Stato dell’Orissa chiedendo una sospensione del negoziato perché non esistevano più le condizioni per andare avanti, visto che i maoisti non avevano rispettato il cessate il fuoco, prima ammazzando un poliziotto e poi rapendo un parlamentare. La sospensione è arrivata insieme alla richiesta formale, avanzata da entrambe le parti, agli uomini di Panda e all’altro gruppo di rapitori maoisti di “liberare immediatamente per ragioni umanitarie tutti e tre gli ostaggi”. 
E’ in questa confusione straziante che ieri sera all’improvviso sono cominciate a circolare, prima sottovoce e poi urlate su tutte le televisioni, le notizie dell’avvenuta liberazione. Nulla di più credibile, ma a notte ormai fonda non arrivano purtroppo conferme di nessun tipo, e i titoli delle “breaking news” lentamente svaniscono dai video. Non è la prima volta, in questi giorni di riflettori costantemente puntati da tutta la stampa indiana per il rapimento dei due italiani, che si diffondo voci improvvise di un’avvenuta liberazione. I nervi tesi e le difficoltà  di comprensione tra lingua locale dell’Orissa e la lingua inglese utilizzata dai giornalisti di New Delhi sono un pericolo costante, sotto questo punto di vista. La speranza di tutti, ora, è che quel che la notte ha annunciato possa arrivare davvero all’alba, prima che sorga il sole: l’emozione per la duplice liberazione potrebbe essere solo rimandata di poche ore.


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