I sindaci di Fonsai e Premafin dal pm nel mirino le operazioni dei Ligresti
MILANO – La denuncia del fondo Amber sbarca in procura. Ieri mattina. il pm di Milano, Luigi Orsi, nell’ambito dell’inchiesta che sta conducendo su Salvatore Ligresti per ostacolo all’autorità di vigilanza, ha ascoltato il presidente del collegio sindacale di Fonsai, Benito Giovanni Marino e il sindaco Marco Spadacini. Il magistrato ha anche sentito il presidente del collegio sindacale di Premafin, Vittorio De Cesare, e il sindaco effettivo Luisa Maria Mosconi, sempre della holding, in merito agli episodi sollevati da Amber.
Dio cosa si tratta? Durante l’assemblea di Fonsai, il 19 marzo, il collegio sindacale aveva dato una corposa risposta scritta, ben 98 pagine, alla denuncia presentata nell’ottobre passato da Amber, azionista del gruppo assicurativo con una quota di poco inferiore al 2 per cento. Il fondo, in base all’articolo 2408 del Codice civile, aveva chiesto chiarimenti sui molti punti discutibili della gestione Ligresti. In particolare, erano finiti sotto i riflettori, ora anche della procura, le compravendite immobiliari, che avevano uno schema abbastanza consolidato: una società operativa del gruppo Fonsai acquistava un terreno, lo rivendeva alla Imco (o comunque ad altra società di costruzioni a monte della catena Ligresti) e contemporaneamente comprava sulla carta – come acquisto di cosa futura – l’immobile o il progetto industriale che su quell’area sarebbe sorto. A prezzi destinati peraltro a lievitare negli anni con procedure tra parti correlate che lasciano molto a desiderare. E su cui Amber nell’ottobre 2011 ha fatto la sua denuncia al collegio sindacale, per «fatti censurabili» e che ora hanno richiamato l’attenzione anche della procura di Milano. È probabile che ieri i sindaci siano stati sentiti anche sugli altri punti di domanda sollevati da Amber, dalle milionarie consulenze pagare dal gruppo Fonsai a Salvatore Ligresti (40 milioni dal 2003 al 2010) agli stipendi di alcuni membri del cda della compagnia di assicurazioni (in particolare il trattamento di alcuni membri della famiglia e dell’ex ad) alle tante operazioni con parti correlate, al bubbone Atahotel, che ha innescato anche la compravendita infragruppo di alcuni immobili dedicati a strutture alberghiere.
Il gruppo Ligresti e’ al centro di una complessa operazione di intervento- salvataggio delle società , in cui si contrappongono le offerta di Unipol da un lato e di Sator-Palladio da un altro. In questi mesi i titoli coinvolti hanno vissuto forti oscillazioni e per la stessa famiglia Ligresti l’adozione di uno schema di intervento invece di un altro avrebbe effetti economici rilevanti ( tra questi, il possibile esercizio del diritto di recesso). Ovvio, che l’attenzione di tutti, dalle autorità di vigilanza alla magistratura, sia massima. Anche sotto il profilo della trasparenza nelle informazioni al mercato e della difesa dei diritti dei risparmiatori e degli assicurati. Del resto, già dieci anni fa la Fondiaria passo’ di mano (finendo appunto ai Ligresti) senza lancio dell’opa. Stavolta il quadro e’ ancora più complesso e i potenziali pericoli per i risparmiatori non sembrano minori.
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