Lo sciopero delle bisarche affonda la Nuova Panda
TORINO – Lo sciopero delle bisarche, i camion che trasportano le auto ai concessionari, blocca la produzione negli stabilimenti Fiat. Ieri il Lingotto ha annunciato nuovi fermi a Cassino (27, 28 e 29 marzo) e a Pomigliano (26 e 27). Lo sciopero si protrae ormai da tempo ed è indirettamente causato dalla crisi del settore auto.
La protesta è promossa dall’Associazione bisarche italiane che aderisce a Trasportounito. Si tratta del sindacato dei cosiddetti “padroncini” che lavorano su commessa delle grandi società di distribuzione delle auto. La crisi ha ridotto il numero di viaggi necessari a rifornire i concessionari e l’aumento del prezzo dei carburanti ha fatto il resto. Per rientrare nei costi i “padroncini” chiedono alle case costruttrici di mediare con le grandi agenzie di distribuzione per riequilibrare i guadagni sul trasporto: «A chi acquista una 500 ad Avellino – esemplifica in un comunicato Bisarche Italiane – viene applicato un costo di 530 euro mentre al trasportatore ne arrivano solo 17». La gran parte del costo del trasporto finisce dunque alle società della logistica che fanno da intermediario. I padroncini hanno chiesto che venga elaborata, come avviene per altri settori, una tabella minima delle tariffe di trasporto. Anche in considerazione della particolarità dei camion che sono utilizzabili per un solo tipo di merce.
In questo braccio di ferro le case costruttrici, non solo la Fiat, sono state chiamate a tentare una mediazione che fino a ieri avevano rifiutato di mettere in campo. Il risultato è stato l’indurirsi dello scontro. In alcuni casi gli scioperanti hanno minacciato i colleghi che non intendevano aderire all’astensione dal lavoro, in altri i camion sono stati dati alle fiamme (come il Lingotto stessa denuncia). Situazione pesante mentre gli stabilimenti di produzione delle auto si fermano per non intasare piazzali che nessuno svuota. La Fiat lamenta pesanti conseguenze sul mercato, soprattutto per quanto riguarda la Nuova Panda prodotta a Pomigliano, anche se sarebbe troppo comodo scaricare sullo sciopero dei trasportatori le difficoltà nelle vendite incontrate in questi mesi dal Lingotto. Nelle ultime settimane Torino ha chiesto, insieme agli altri costruttori, una mediazione del governo. Ma certo si tratta di una trattativa tra privati nella quale il ruolo dei ministeri non può che essere quello della moral suasion. «E’ curioso – dice il segretario della Fiom, Airaudo – che in questo caso la Fiat chieda al governo di intervenire mentre si è sempre opposta a un intervento nelle altre trattative». In ogni caso una soluzione andrà trovata perché l’alternativa è il progressivo blocco della produzione. Che sarà graduale per via dei lunghi periodi di cassa integrazione già programmati ma che alla fine arriverà , inesorabile. Così ieri pomeriggio i principali operatori logistici hanno accettato di incontrare i padroncini per trovare una mediazione sulle tariffe. I camionisti chiedono un prezzo superiore a 1,7 euro a chilometro contro gli 1,2 di oggi.
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