Sgravi ai ricchi e alle aziende Arriva il budget conservatore

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LONDRA — L’aristocratico custode dei conti pubblici britannici, George Osborne, fa felice la destra tory che da tempo reclamava un gesto di buona volontà  del governo nei confronti dei 300 mila contribuenti su 29 milioni che pagano le tasse. Alla Camera dei Comuni con il suo piano economico per il 2012 il cancelliere dello scacchiere ha consegnato un bel regalino ai benestanti sudditi di sua maestà : l’uno per cento della popolazione che dichiara redditi annuali sopra le 150 mila sterline (180 mila euro) pagherà  meno imposte visto che l’aliquota fiscale massima calerà  dal 50 al 45 per cento a partire dall’aprile 2013. È un uovo di Pasqua con una gradita e dolce sorpresa. 
Era nell’aria che prima o poi il paladino dell’austerità  avrebbe mostrato il suo dna di conservatore vecchio stampo, nonostante le sole quaranta primavere alle spalle. Ha litigato con gli alleati liberaldemocratici per nulla entusiasti di un passo tanto impegnativo, ha aggirato i dubbi del premier David Cameron più propenso ad aspettare tempi meno complicati e turbolenti per il bilancio dello Stato, si è impuntato e ha vinto la partita. È l’uomo forte dell’esecutivo: George Osborne ha messo il suo timbro politico sul Budget, il documento sulle strategie di entrata e di spesa del governo. 
Introdotta dai laburisti nel 2009, la «50p tax» è stata cancellata perché (parole di Osborne) «non è efficace e giusta» e perché «rischia di danneggiare la crescita». Quindi, «se si vuole incentivare la competitività  e dare ossigeno all’imprenditoria» e se si vuole che «la capacità  d’attrazione del Regno Unito non ne risulti incrinata», il pesante balzello va sforbiciato. Nessun altro paese nel recinto del G20 «ha un aliquota tanto pesante» (dietro ci sono il Giappone, la Germania e la Francia, l’Italia è settima, la Cina ottava, gli Usa noni e la Russia ultima). 
È una classifica che a Osborne non piace affatto. 
L’economia britannica è in stallo: la crescita annunciata per il 2012 è dello 0,8 per cento, i disoccupati diventeranno 1 milione e 670 mila (l’8,7% della forza lavoro), il debito pubblico ha superato il trilione di sterline, è il 67,3 e sarà  del 76,3% nel 2014-2015, infine il fabbisogno necessario a finanziare il deficit è di 126 miliardi di sterline, l’8,3% del prodotto interno lordo. I conti pubblici devono essere risistemati con nuovi tagli. La scure di George Osborne si abbatte sulle detrazioni per i figli a carico (introdotte da Giorgio III nel 1798): saranno ridotte per le famiglie con reddito fra le 50 e 60 mila sterline, azzerate per la famiglie con reddito superiore. 
Il giro di vite tocca le transazioni immobiliari (l’imposta di bollo sale al 7 per cento per le case di valore superiore ai 2 milioni di sterline, al 15 per cento se il contratto impegna una società  e non una persona fisica) e non risparmia i consumi di tabacco (aumento immediato di 37 pence, 45 centesimi). Ma poiché non si restituisce vivacità  al mercato senza dare qualcosa in cambio a consumatori e aziende, George Osborne muove la leva fiscale. Oltre che ai ricchi, qualche beneficio è destinato anche all’esercito della middle class e dei poveri con l’esenzione fiscale per le prime 9.200 sterline di reddito. Mentre per le imprese scatta il taglio della «corporation tax» che dal 26% scende al 24% nel prossimo mese, al 23% nel 2013, al 22% nel 2014: è la più bassa nel G7, la quarta più bassa nel G20 (dietro a Turchia e Arabia Saudita, l’Italia è tredicesima). 
I liberaldemocratici chiedevano un «Robin Hood-Budget». E ingoiano amaro. I laburisti sono furiosi: «Premiati i contribuenti facoltosi». Per loro è un «Dracula-Budget». George Osborne insiste che il suo è un «Budget neutrale». Aldilà  delle etichette è chiaro che i conservatori hanno due volti. Quello moderato e sensibile alle problematiche sociali di David Cameron. E quello della destra che non dimentica gli antichi valori elitari, George Osborne. Oggi, vince lui, il padrone assoluto dei conti pubblici.


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