“Aumento solo per grandi acquisizioni” Generali cade sul taglio del dividendo
MILANO – Generali patisce in Borsa per il taglio del dividendo, che in parte. Ma tesaurizzare gli utili servirà all’amministratore delegato Giovanni Perissinotto per rendere il gruppo più solido e far fronte agli impegni, tra cui i 2,5 miliardi che potrebbero servire per spesare Petr Kellner e riprendersi tutta la paritetica dell’Est Europa nel 2014. Solo per «una grande espansione ad alta intensità di capitale» il Leone potrebbe chiedere quattrini ai propri azionisti. Messaggio chiaro e forte, e che non dispiacerà a Mediobanca, primo peso nell’azionariato triestino, e storicamente poco incline a ricapitalizzare Generali. In Borsa il titolo dell’assicuratore ha perso il 4,63% a 12,56 euro, maglia nera tra le blue chip. Martedì il gruppo aveva comunicato un utile netto 2011 dimezzato a 856 milioni e un dividendo in calo a 20 centesimi da 45 precedenti, dopo 472 milioni di svalutazioni sui bond greci, 307 milioni sulla partecipazione in Telco e 239 milioni su altre quote azionarie. Il dettaglio è emerso dalla conference call di Generali sui risultati 2011, resi noti ieri sera, che hanno mostrato un utile netto 2011 in calo a 856 milioni da 1,7 miliardi del 2010. Il ribasso della quota di utili distribuita (36% nel 2011) dovrebbe riallinearsi allo storico 40% già da quest’anno, e servire a rafforzare il patrimonio.
Uno studio di Credit Suisse sintetizza il disappunto dei venditori: «L’utile netto è il 9% sotto il consensus, il dividendo atteso era di 27 centesimi. Il rendimento dell’azione Generali è l’1,52% inferiore al 4,7% del settore, il gruppo ha un patrimonio relativamente debole, e avrà bisogno di finanziare l’acquisto di Generali-Ppf holding. Vediamo pochi motivi per detenere l’azione, che resta Underperform». Altre case come Kepler ed Equita hanno “buy”, mentre Jp Morgan, Merrill Lynch, West Lb si tengono neutrali. Gli investitori apprezzano, oltre che i messaggi rassicuranti sul capitale, il miglioramento del gruppo nel settore danni – espresso da un indice Combined ratio al 96,5%, dal 98,8% precedente – e anche la crescita della raccolta nel vita, specie nei primi due mesi 2012 chiusi con un +3,2% in Italia e un +22% all’estero. «La nostra performance industriale è ancora forte e profittevole – ha detto Perissinotto –. Possiamo aspettarci nel resto dell’anno, ma specialmente nel 2013 e 2014, un aggiustamento positivo verso il nostro range di obiettivi per l’utile operativo». Che nel triennio è visto salire a 5 miliardi dai 3,9 miliardi di dicembre.
Il gruppo, ha aggiunto il capoazienda, intende affidarsi sulla propria capacità di finanziamento, sulle risorse interne, e su eventuali cessioni per mantenere i requisiti patrimoniali, finanziare i dividendi ed eventualmente far fronte all’acquisto del 49% di Generali-Ppf in capo a Kellner. Quota per la quale «abbiamo richieste da vari intermediari finanziari. Ci sono varie offerte e ci stiamo riflettendo». L’investimento comunque «è buono», difatti non ha subito svalutazioni in bilancio.
Il manager, poi, non ha escluso future cessioni di asset non strategici, simili a quella dell’israeliana Migdal per 835 milioni effettuata di recente.
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