Il cie di via Corelli finisce in tribunale: gli avvocati vogliono entrare

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MILANO – Il cie di via Corelli finisce in Tribunale. Mauro Straini e Eugenio Losco, avvocati difensori di sei dei nove imputati per la rivolta del 15 gennaio, hanno chiesto al Gip di poter visitare insieme ai giornalisti la struttura milanese. “Vogliamo accertare quali sono le condizioni di vita. La ribellione verso un’eventuale situazione disumana può rappresentare un’attenuante -spiega Mauro Straini-. Rischiano otto anni di carcere per aver bruciato un materasso”. L’accusa infatti è di devastazione e saccheggio. “Sono accusati di reati gravi che non hanno commesso -sottolinea l’avvocato-. La devastazione comporta una seria minaccia all’ordine pubblico, loro hanno protestato rimanendo all’interno del Cie, mi chiedo quale minaccia ci fosse per la collettività “. In altre occasioni, gli autori di rivolte sono stati condannati per danneggiamento, con pene lievi. “Non si tratta di delinquenti incalliti -aggiunge l’avvocato-, ma di persone trattenute per essere identificate ed eventualmente espulse”.

La rivolta di gennaio, a quanto pare, sarebbe scoppiata durante una perquisizione della Polizia che avrebbe portato alla scoperta di due telefoni cellulare. “Il Cie di Milano è uno dei pochi in cui le persone rinchiuse non possono tenersi il telefonino. Non sono in un carcere ed è un loro diritto”, precisa Mauro Straini.

Finora la Prefettura ha negato l’accesso ai giornalisti per il timore di nuovi disordini. “Abbiamo chiesto di essere accompagnati da tre giornalisti (di Terre di mezzo, Rai e Radio popolare, ndr) perché riteniamo importante che la collettività  possa sapere -sottolinea Mauro Straini-. Sarà  il Gip a decidere e la Prefettura non potrà  opporsi”. (dp)

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