India, altre 24 ore per gli ostaggi italiani
BHUBANESWAR (Orissa) – «Libereremo il primo degli italiani appena il governo cancellerà le nuove accuse con cui ha riarrestato cinque guerriglieri assolti dal tribunale», tra cui la moglie del leader Sabyasachi Panda. Dal profondo della giungla dell’Orissa, il tam tam dei maoisti detta le regole che potrebbero sciogliere l’incubo di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, catturati una settimana fa mentre scattavano fotografie tra i monti del Daringibadi, nell’India orientale: «Gli italiani sono vivi e stanno bene, anche se hanno qualche problema di adattamento alla vita nella foresta».
I ribelli naxaliti hanno concesso ieri altre 24 di tempo al governo per rispondere concretamente alle tredici richieste che hanno posto come condizione per il loro rilascio: la nuova scadenza è fissata per questa sera, mentre si stenta a definire un buon tavolo di trattative. Ieri la più alta carica dello Stato, il chief minister Naveen Patnaik, ha nominato i tre mediatori che rappresenteranno le istanze del governo, e ha respinto due dei tre candidati scelti dai maoisti: un avvocato dei diritti umani perché si è detto indisponibile, e un ribelle ergastolano. Patnaik ha quindi chiesto «alla leadership dei maoisti di suggerire due nomi alternativi», e di farlo «al più presto possibile così che i negoziati possano iniziare immediatamente». La risposta dei guerriglieri è arrivata poco dopo con la designazione di due sostituti, uno dei quali però ha già rifiutato l’incarico.
Le carte in tavola sono quelle già giocate da Sabyasachi Panda, il giovane capo dei ribelli dell’Orissa: un elenco di tredici richieste che vanno dal contrasto allo sfruttamento commerciale delle tribù e dei loro terreni al rilascio dei naxaliti catturati dal governo, dallo sviluppo delle comunità rurali alla fine dell’offensiva militare Green Hunt. Il braccio di ferro si annuncia duro sulle liberazioni dei ribelli, pretese in 4 dei 13 punti e annunciate come condizione sufficiente alla liberazione di uno dei due prigionieri. Su alcuni capitoli invece il governo ha la penna leggera, come la richiesta di portare acqua potabile e irrigazione, aiuti sanitari e istruzione alle tribù: «Stiamo già lavorando intensamente – spiega il chief minister Patnaik – per dare sviluppo e per migliorare il benessere delle tribù. Un quarto della popolazione dell’Orissa è tribale, e abbiamo già fatto molto nel campo dell’istruzione o della diffusione dell’acqua potabile».
Lo stesso per il contrasto ai “safari umani” che degradano i nativi a fenomeni da fotoricordo: «In Orissa ci sono 62 tribù – dice Naveen Patnaik – di cui 14 sono primitive. Su queste sono state fatte restrizioni, ma non riguarda la tribù che stavano fotografando i due italiani». I quali, anzi, secondo il cuoco Santosh Moharana, rapito e subito rilasciato, non stavano fotografando proprio nessuno: «Erano Paolo e Claudio – dice da Puri – che facevano il bagno in attesa del pranzo. Paolo ha cercato di parlare con loro nella lingua locale, ma non hanno voluto sentire ragioni».
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