Sì alla lista Monti da un italiano su quattro ma il 60% non vuole toccare l’articolo 18

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Articolo 18, Tav, diritti delle coppie omosessuali: fra i temi al centro del dibattito politico nelle ultime settimane, tre in particolare sottolineano l’eterogeneità  dell’inedita “maggioranza” che sostiene il governo Monti. Se il premier e l’esecutivo mantengono oltre il 60% dei consensi (e una “lista Monti” potrebbe raccogliere, oggi, addirittura il 24% dei voti), le controversie attorno a questi nodi possono incidere notevolmente sul clima sociale. Al contempo, le linee di divisione che, su tali questioni, corrono tra i partiti (e al loro interno) sollevano dubbi sulla possibile tenuta, in chiave elettorale, di una “grande coalizione” tra Pd, PdL e formazioni del Terzo Polo (il cui appeal, peraltro, appare molto inferiore alla somma dei singoli partiti). E’ quanto emerge dai dati dell’Atlante politico, realizzato da Demos per la Repubblica.
Il governo si è fortemente impegnato per la riforma del mercato del lavoro, suscitando un dibattito che occupa da diversi giorni la prima pagina dei giornali. Dall’insediamento dell’esecutivo, la disponibilità  dell’opinione pubblica alla revisione (o all’abolizione) dell’articolo 18 è aumentata (dal 27 al 33%), pur rimanendo nettamente minoritaria rispetto alle opinioni contrarie (59%). Le aperture crescono, ma riguardano comunque poco più di una persona su tre, tra gli elettori del Pdl, della Lega e del Terzo polo. L’opposizione a questa misura è invece molto forte nell’elettorato di centrosinistra. Il dissenso è diffuso non solo tra gli operai, ma anche tra i giovani, i disoccupati e gli studenti: le categorie che dovrebbero beneficiare delle nuove regole su assunzioni e licenziamenti. 
Prevalgono invece i “sì” per quanto riguarda la realizzazione della Tav. Il 55% degli intervistati – con un incremento di oltre dieci punti rispetto al 2006 – approva la realizzazione dell’opera, sulla quale si sono espressi favorevolmente sia il governo sia i partiti che lo sostengono. La questione costituisce, ciò nondimeno, un fattore di divisione nell’ambito del centrosinistra: sono contrari non solo due terzi degli elettori dell’Idv, di Sel (e del Movimento 5 Stelle), ma anche un ampio settore di chi vota per il Pd. L’opposizione più estesa si registra, ancora una volta, tra i giovani, i disoccupati e gli operai.
Il problema del riconoscimento dei diritti alle coppie omosessuali (nello specifico il diritto di matrimonio) è stato agitato qualche giorno fa da Angelino Alfano, come argomento per contrastare elettoralmente il centrosinistra e recuperare consensi nel modo cattolico. Una strategia già  utilizzata con successo da diversi leader conservatori americani ed europei. L’Atlante politico rileva, in generale, una crescente apertura all’istituzione delle unioni civili: il numero dei favorevoli, negli ultimi anni, è salito al 70% – e al 60% tra i cattolici praticanti. Più controversa è l’estensione di alcune prerogative tipiche del matrimonio alle coppie omosessuali, che la scorsa settimana ha visto un importante pronunciamento della Cassazione. Anche su questo punto si registra una costante crescita delle opinioni favorevoli, passate dal 25 al 44% negli ultimi otto anni. I giovani, i più istruiti e i residenti nelle grandi città  esprimono il maggiore consenso verso questo tipo di riforma, che continua a rappresentare un elemento di differenziazione degli elettori di centrosinistra rispetto a quelli di centro e di centrodestra. Il dato supera la soglia del 50% tra gli elettori del Pd (51%), dell’ IdV (56%) e (soprattutto) di Sel (90%). Per converso, si schiera a favore poco più di un terzo dell’elettorato del Pdl e della Lega, e appena il 28% nel caso dell’Udc.


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