Prada, Hermès e i comunisti cinesi

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La cosa sorprendente è che questi due fatti sono collegati: la lista dei delegati all’Assemblea include quasi tutte le persone più ricche della Cina, e alcuni di questi nomi compaiono anche sulla lista di Forbes.
Con i suoi 2.987 rappresentanti, l’Assemblea nazionale del popolo è il Parlamento più numeroso del mondo e le sue riunioni, che si tengono nella Grande Sala del Popolo, sulla leggendaria piazza Tienanmen di Pechino, fanno sempre notizia. Non per le decisioni che vengono prese: questo organo in pratica non ha nessun potere. È un’istituzione simbolica e le sue riunioni coincidono con quelle di un’altra istituzione che ha grandi numeri e poco potere, la Conferenza politica consultiva del popolo. L’importanza di questi congressi annuali è legata al fatto che i veri leader del Paese utilizzano i loro discorsi per far conoscere al popolo cinese e al mondo le loro priorità  e le loro preoccupazioni. In quest’ultima riunione, per esempio, il primo ministro Wen Jiabao, ha segnalato che la Cina deve intraprendere riforme urgenti, ha riconosciuto che la disuguaglianza e la corruzione sono problemi fondamentali e che la crescita economica in futuro sarà  più lenta di com’è stata finora.
La riunione dell’Assemblea nazionale del popolo ha fatto notizia anche per l’eleganza dei rappresentanti. La giornalista Louisa Lim ha sottolineato, ad esempio, il completo della delegata Li Xialin – un Emilio Pucci che costa 2.000 dollari – e la borsa Louis Vuitton modello Alma da 2.500 dollari che sfoggiava la delegata Cheng Ming Ming. Mi sembra pertinente informarvi che la signora Li è la figlia dell’ex primo ministro Li Peng e che la signora Cheng, che accompagnava la borsetta Louis Vuitton con una chiassosa pelliccia, è la proprietaria di una delle più importanti aziende di cosmetici cinesi. Non mancavano anche i rappresentanti di certe minoranze etniche, che combinavano i loro abiti tradizionali con borse Burberry da 800 dollari. Inevitabilmente, la vivace e sempre più audace comunità  di blogger cinesi ha cominciato a definire le riunioni dell’Assemblea “la Settimana della Moda di Pechino”.
Le probabilità  che queste borse, vestiti o cinture siano delle imitazioni non sono molto alte: i delegati dell’Assemblea possono permettersi il lusso di comprare gli originali. La loro opulenta eleganza è la manifestazione della loro immensa ricchezza. Il patrimonio personale dei 70 delegati più ricchi dell’Assemblea nazionale del popolo nel 2011 ha raggiunto, secondo Bloomberg, i 90 miliardi di dollari, 11,5 in più che nel 2010.
I delegati della Conferenza politica consultiva del popolo sono ancora più ricchi: il patrimonio personale di ognuno di loro supera il miliardo e mezzo di dollari (il 14 per cento in più dell’anno scorso). Per avere un’idea delle proporzioni, basta sapere che il reddito medio pro capite in Cina è di appena 4.200 dollari all’anno. Pur essendo raddoppiato rispetto al 2000 resta più basso di quello di Paesi molto poveri come il Sudafrica o il Perù.
La presenza dei super ricchi in cinesi in queste istituzioni ha avuto inizio con una decisione meravigliosamente paradossale: circa dieci anni fa, il segretario del Partito comunista, Jiang Zemin, aprì le porte ai “capitalisti” del suo Paese, concedendo loro di potersi iscrivere al partito. Molti dei ricchi si iscrissero, ma è evidente che molti dei membri del partito sono diventati ricchi. «È una situazione come quella dell’uovo e della gallina: sono potenti politicamente perché sono ricchi o sono ricchi grazie al loro potere politico?», si domanda Rupert Hoogewerf, che pubblica Hurun, un elenco annuale dei mille cinesi più facoltosi. La rivista Forbes, con il suo elenco dei più ricchi, può aiutare il signor Hoogewerf a trovare la risposta: esaminando le origini delle fortune più ingenti del pianeta si vede chiaramente che in molti casi hanno potuto crescere al riparo (a dir poco) dei governi. In molti Paesi è lo Stato, e non il mercato, la via per ottenere ricchezze incommensurabili. E in questo la Cina non fa eccezione.
Traduzione di Fabio Galimberti


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