Libri per piccoli, antidoti alla crisi

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Come raccontare in poche righe una Fiera come quella del Libro per Ragazzi, che lunedì 19 marzo inaugura a Bologna la sua quarantanovesima edizione e che include sia gli stand di milleduecento espositori venuti da tutto il mondo, sia un programma fitto di incontri con autori e artisti, conferenze e convegni, una impressionante quantità  di mostre (da quelle istituzionali dedicate agli illustratori e al paese ospite, che quest’anno è il Portogallo, fino a quelle off-fiera promosse da editori e associazioni) e di manifestazioni come «Fieri di Leggere», arrivata al dodicesimo anno? 
Indizi di malessere
Se è quasi impossibile rendere conto di una enorme offerta che include la produzione più commerciale (dal best-seller sui soliti vampiri al libro fatto a mano, come quelli incantevoli e quasi commoventi della piccolissima editrice franco-veneziana Editions du Dromadaire) quanto gli esperimenti estetici e testuali più audaci, si può almeno tentare di misurare lo stato di salute dell’editoria per i giovanissimi, che nel nostro paese sembra essere discreto, ma con una certa tendenza al peggioramento.
La crisi economica, che finora sembrava influire su questo settore molto meno che su altri, si sta facendo sentire sul serio, e, anche se gli editori specializzati lo ammettono a mezza bocca, i segni ci sono tutti: riduzione delle tirature e del numero di novità , il che non è un male, vista la sovraproduzione da cui è afflitto il mercato per ragazzi; riutilizzo di titoli espunti dai cataloghi e che, già  tradotti e illustrati, comportano costi minori; il riaffiorare sempre meno timido di formati più economici dell’hard cover che ha trionfato nell’ultimo decennio. Diverse case editrici, inoltre, si sforzano di venire incontro alle finanze esauste di famiglie, scuole e biblioteche, senza però abdicare alla qualità  della carta e della stampa. Qualche esempio? Innanzitutto Babalibri, specializzata in illustrati per i piccoli ed editrice di Leo Lionni, del quale porta in Fiera l’incantevole album Tico e le ali d’oro. Con la sua collana Bababum, l’ editore milanese offre i suoi migliori album per bambini dai tre ai sei anni in una brossura di piccolo formato e al prezzo di 5,89 al volume. 
Rieducazione civica
Anche la EL, storica casa editrice di Trieste, si è orientata su prezzi inferiori ai dieci euro per le sue nuove collane, ossia «Crepapelle», dedicata a brevi romanzi umoristici per le elementari, scritti da autori italiani e vivacemente illustrati (7,90 al volume), e «Io e gli altri», una serietta dedicata alla civile convivenza, alle regole, insomma a quella che una volta si chiamava educazione civica (libri di cui si deve sentire un gran bisogno, visto che tanti editori li propongono oggi con insistenza, compresi Mondadori o Giunti che ricorrono a nomi di giornalisti, giuristi e perfino superpoliziotti come Achille Serra, mentre fino a non molto tempo fa temi come questi erano soprattutto monopolio di piccoli editori militanti e di grande impegno come Sinnos, cui dobbiamo un titolo fondamentale, Nina e i diritti delle donne di Cecilia d’Elia).
Le sciagure dei «teens»
Rizzoli, che ha lanciato l’anno scorso una bella ed economica collana di tascabili (8,90 al volume) dedicata agli autori italiani più originali, «Il cantiere delle parole», la incrementa con prudenza aggiungendovi Storia di una matita, il primo titolo per ragazzi di Michele d’Ignazio, giovane scrittore pubblicato finora da Terre di Mezzo e Ancora del Mediterraneo. E Orecchio Acerbo – uno dei pochi editori che consentono all’editoria italiana di sentirsi alla pari, almeno un po’, con quella francese – tornano a pubblicare la loro splendida collana «Lampi», con racconti illustrati di grandi autori come Saki, Salgari o Dickens, in brossura e a prezzi più miti della versione hard cover.
A questo clima di cautela e ridimensionamento, cui neppure gli editori più ricchi sono insensibili, corrisponde una sostanziale tenuta di temi, argomenti, generi, senza speciali novità  da segnalare. Ancora moltissima, anzi troppa, la narrativa per «giovani adulti», giocata su due registri dominanti: da una parte un misto di horror, avventura, fantastico e romanticismo, quasi sempre di basso livello e veloce consumo che, in obbedienza al famoso «decalogo» dell’editore americano Scholastic, punta a un pubblico non solo giovanissimo (ma qualche buon esempio non manca, come La dogana volante di Franà§ois Place, pubblicato da Rizzoli, o La voce smarrita del cielo di David Halperin, edito da Salani); dall’altra romanzi sulle difficoltà  dell’adolescenza – che, a giudicare dalla consistente serie di problemi e sciagure raccontati da autori a volte bravi e comunque bene intenzionati, si prospetta come l’età  della vita più cupa e angosciosa -, a volte convenzionali, altre interessanti come Il ragazzo di Berlino di Paul Dowell o Sganciando la luna dal cielo del canadese Gregory Hughes, presentati da Feltrinelli, oppure Non abito più qui di Gabi Kreslehner (storia di una ragazzina che affronta la separazione dei genitori, San Paolo Edizioni), Un’estate lunga un giorno del tedesco Wolgang Herrndorf, proposto da Rizzoli – la cui narrativa per ragazzi è sicuramente tra le migliori del momento – e, per citare almeno un’autrice italiana, Niente mi basta di Giusi Quarenghi (Salani), un bel romanzo sulla bulimia e sul rifiuto del proprio corpo. 
Tante famiglie diverse
I preadolescenti e i bambini fino ai dieci anni, per fortuna, usufruiscono di una letteratura un po’ più ironica e lieve, ma non necessariamente disimpegnata (quello della «differenza», in tutte le sue accezioni, è uno dei temi portanti), arricchita da una certa quantità  di pregevoli «classici moderni» come Minùs della grande scrittrice olandese per l’infanzia Annie M.G. Schmidt (Feltrinelli) o Emil e i detectives del mai dimenticato Erich Kastner (Piemme) o Il topo e la montagna, favola semplice e scherzosa scritta da Antonio Gramsci per suo figlio Delio e illustrata da Marco Lorenzetti (Gallucci). 
E proprio ai lettori bambini, più che a tutti gli altri, si rivolgono i libri che parlano di uno dei temi più consueti e «forti» della letteratura infantile, ossia la famiglia: non quella tradizionale e blindata cara all’ex ministro Giovanardi, ma famiglie nuove, diverse, legittimate dalla realtà  di ogni giorno e perfino da una recente risoluzione del Parlamento Europeo, come da una sentenza ancora più recente della nostra Corte di Cassazione. A rappresentarle c’è una casa editrice come Lo Stampatello (sì, quella di cui Forza Nuova voleva bruciare i libri), con la sua ultima uscita: Il Grande Grosso Libro delle Famiglie di Mary Hoffman, panoramica su tutti i possibili tipi di famiglia, in tutti gli angoli del mondo. A illustrarlo è Ros Asquith, autrice di romanzetti piuttosto divertenti ma anche spiritosissima vignettista del quotidiano britannico «Guardian», nella linea di certa illustrazione inglese che si affida a un tratto sottile e veloce.
Inchiostro e fili colorati
Ah già , l’illustrazione: come dimenticarla, se tanta parte dell’editoria per ragazzi ruota attorno a essa, affiancando a abissali discese nel cattivo gusto (ne possiamo vedere innumerevoli esempi in qualsiasi supermercato) a meraviglie cariche di sapienza, bellezza, suggestione e cultura (vedere per credere, nel sito della Fiera, i libri che quest’anno sono stati premiati). E qui, anche se il livello degli illustratori italiani in questi ultimi anni non ha fatto che salire, bisogna riconoscere che nel nostro paese son pochi gli editori che in fatto di illustrazione e grafica si azzardano a oltrepassare la soglia della gradevole, graziosa banalità : per ragioni di mercato, perché il pubblico degli adulti non è ancora «pronto», perché certi libri sono troppo sofisticati per i bambini piccoli… 
Comunque stiano le cose, i nomi da citare (tolta qualche splendida eccezione reperibile anche nei cataloghi meno innovativi) sono sempre gli stessi: Topittori, che porta avanti una linea riconoscibile ed elegante, rappresentata quest’anno da libri come Alfabeto delle fiabe di Bruno Tognolini e Antonella Abbatiello, e Il viaggio di Miss Timothy, di Giovanna Zoboli e Valerio Vidali; Orecchio Acerbo, del quale vanno segnalati lo splendido Il grande cavallo blu di Irene Cohen Janca e Maurizio Quarello (protagonista un bambino che vive nel manicomio di Trieste, sul punto di venire aperto da Franco Basaglia) e Fiabla-bla, un coloratissimo gioco oulipista di Fausta Orecchio e Oliver Douzou; Corraini, che quest’anno presenta tre titoli bellissimi e curiosi, come Chi la fa l’aspetti di Richard Mcguire, Nella soffitta di mia nonna di Andy Goodmann e RD Book del designer catalano Martì Guixé, antologia di ortaggi da ricreare con i bambini, cui si aggiunge La trilogia del limite dell’illustratrice coreana Suzy Lee, magnifico manuale sulla possibilità , per l’illustratore, di superare ogni confine grafico e tipografico. 
E per finire, Donzelli e Principi e Princìpi, che quest’anno superano sé stessi: il primo con Per filo e per segno, un raccontino di parabola di Luisa Mattia sul continuo farsi e disfarsi delle storie, illustrata dalla bravissima Luisa Facchini che ha usato fili, pezzetti di stoffa, colori e inchiostro; il secondo, con un libro atteso ormai da molto tempo e che promette di essere memorabile, ossia L’Isola del Tesoro di Stevenson illustrata da uno dei più grandi artisti contemporanei, Roberto Innocenti.
App per piccolissimi
È per libri così che vale la pena di venire alla Fiera: libri che affronteranno impavidamente la rivoluzione prossima ventura che attende l’editoria per ragazzi, già  passata oltre l’e-book (lettori come Kindle o il Nook di Barnes e Noble, con la loro palette di grigi e neri, non vanno bene per i tanti colori destinati ai bambini) per approdare ad altri supporti, dall’i-pad agli ultimi lettori asiatici (Kyobo, Hanvon, Bamboon) che utilizzano la tecnologia Mirasol brevettata da Qualcomm e non tradiscono le immagini neppure all’aperto o sotto il sole, fino al nuovissimo Jin Yong della taiwanese Koobe, uscito a gennaio. 
A tutto questo la Fiera dedica ampio spazio, e si annunciano discussioni e polemiche a non finire sul fatto che l’eccezionale interattività  permessa dalle nuove tecnologie (un piccolo assaggio: le strepitose app per piccolissimi da sperimentare nello stand della Gallimard Jeunesse) c’entri o no qualcosa con i libri per bambini e non porti piuttosto in direzioni completamente diverse. Il che, in effetti, è molto probabile, anche se ognuno di questi prodigiosi giocattoli per i più piccoli avrà  comunque a che fare con le storie. E, come diceva G. K. Chesterton, «se la letteratura è un lusso, le storie sono una necessità ».


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