Parlarsi per non capirsi

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In questa fase delicata i rappresentanti della comunità  montana non possono fare altro che accettare un dialogo presunto nel tentativo di non farsi schiacciare in un angolo. Sempre meglio che avere a che fare con i lacrimogeni, anche se spiragli se ne vedono pochi. Nemmeno aiutano le parole della segretaria della Cgil, Susanna Camusso, che l’altro giorno ha (ri) battezzato la Tav dicendo che «il paese ha un disperato bisogno di investimenti». La linea sviluppista un po’ bolsa del principale sindacato è stata temperata almeno con un invito a riprendere il dialogo, quanto basta per far dire a Maurizio Landini (Fiom) che è positivo il fatto che Camusso dica «senza il consenso della Val di Susa sarà  complicato fare i lavori del Tav». I valsusini, che sono dotati dei loro mezzi di controinformazione, hanno liquidato la faccenda sotto il titolo La Camusso si è iscritta a Confindustria, mostrando di non essere stupiti del parere della Cgil.
Quanto al primo incontro interlocutorio di ieri, i più soddisfatti sembrano essere gli sponsor politici del Tav. Roberto Cota – fatta la premessa «l’opera verrà  realizzata nei tempi previsti» – ha cercato di convincere i sindaci parlando di rilancio della Val di Susa. Con due promesse. «Un pacchetto di proposte concrete di carattere fiscale specifiche per la valle» (Irap, Irpef, Imu e benzina) e un presidio permanente dell’Istituto Superiore di Sanità  per monitorare la prossimità  del cantiere, «riconosciamo che dobbiamo dare risposte alle preoccupazioni per la salute». Fassino è già  contento così. «E’ stata una riunione positiva e utile – ha spiegato – abbiamo avviato un percorso che permetterà  di superare le contrapposizioni frontali degli ultimi mesi».
Per Sandro Plano, presidente della Comunità  montana Valli Susa e Sangone, di positivo c’è il fatto che almeno ci si parla. Poco altro. «Finalmente dialoghiamo – spiega – ma le posizioni restano immutate, loro sono per il Tav e noi contro. Noi continuiamo a chiedere un tavolo di confronto con il governo. Le istituzioni locali, Regione, Comune e Provincia, del resto non possono bloccare la realizzazione dell’opera, e noi per contro non possiamo bloccare i movimenti, diciamo che i sindaci contrari al Tav ricoprono un ruolo di interlocuzione importante per fare da cuscinetto tra il governo e la base». Bene. Ma se margini per tornare indietro non ce ne sono? «In questo caso – spiega Plano – noi siamo tenuti a rispettare le leggi ma sotto il profilo politico, e anche tecnico, continueremo a dimostrare che l’opera è inutile, e i movimenti continueranno a trovare i loro spazi di agibilità ». Nel prossimo incontro ai sindaci verrà  illustrato il «progetto low cost» dell’opera.
Nella riunione di ieri non si è parlato di ordine pubblico, anche se Plano, considerato l’esito, ha lasciato intendere che «le preoccupazioni restano invariate». Di certo non sono quelle della Digos di Lecce che sta indagando su un volantino affisso sulla porta di ingresso della scuola di ballo New Evolution; diceva «Libertà  per i ribelli in lotta contro le devastazioni del treno ad alta velocità ». I pericoli sembrano altri. A proposito. Luca Abbà  è stato sottoposto ad un nuovo intervento chirurgico, le sue condizioni sono in progressivo miglioramento.


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L’INSEGNAMENTO è una professione di donne (88% del totale, è l’ultimo dato messo a disposizione dal ministero). Quasi esclusivamente di donne nelle scuole d’infanzia e del primo ciclo. Appena un po’ meno alle superiori. Il dato è vero per la totalità  dei paesi europei, con l’eccezione della Turchia e in questo caso cercare le ragioni porterebbe lontano.

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