“Il nostro segreto è tanta qualità e dialogo continuo con il sindacato”
WOLFSBURG – «Stiamo andando veloci, ma la corsa verso il posto di numero uno mondiale è più lunga d’una maratona, e male farebbe il maratoneta ad accelerare troppo. E non dimentichiamoci che per vincere nel mondo dell’auto non contano solo i numeri delle auto prodotte e vendute, bensì anche la qualità del prodotto e la concertazione con il sindacato». Così parla l’ad del gruppo Volkswagen, Martin Winterkorn, forse oggi l’uomo più potente nel mondo dell’auto, nell’intervista concessa ieri a Repubblica a margine della conferenza annuale di bilancio.
Il vostro piano è diventare il primo produttore mondiale dell’auto nel 2018. Ma state andando più veloci del previsto. Arriverete prima al traguardo?
«Se ci arriveremo prima non avrò nulla in contrario. Ma attenzione: stiamo parlando di una corsa lunga, fa pensare alla maratona, e non ai cento metri piani. Quindi non è consigliabile accelerare troppo nel mezzo del percorso della maratona. Per vincere una lunga corsa è importante sia non addormentarsi sia non avere troppa fretta, e arrivare primi al momento giusto».
Intanto andate il controtendenza: il 2012, tra trend di recessione e crisi del debito sovrano, come si metterà per voi e per gli altri produttori d’auto europei? Forse è meno difficile per voi come global player rispetto che per altri costruttori europei meno forti di voi sui mercati mondiali?
«Certo, noi siamo forti in Europa. Ma la nostra strategia, non a caso, per garantirci una crescita duratura e sostenibile e posti di lavoro sicuri è essere sempre più forti e di successo sui mercati globali, che registrano la maggiore crescita: Cina, India, Russia, Nord America, Sud America. È in questo modo che possiamo ben affrontare, digerire, compensare, le crescite più lente o in alcuni casi i crolli sui mercati europei. Ma quando parliamo del nostro obiettivo per il 2018, c’è qualcosa che voi giornalisti spesso dimenticate».
Quale?
«Che nel 2018 non vogliamo essere soltanto un’azienda che produce e vende 10 milioni di veicoli, il numero uno mondiale, bensì anche un’azienda con alti margini di profitto di almeno l’8% e l’azienda dell’auto che più d’ogni altra fa felici sia i suoi clienti sia i suoi lavoratori. Contano anche fattori qualitativi e sociali, non solo quantitativi. Per questo non ci nascondiamo che l’obiettivo è ambizioso, sarà anche abbastanza dura».
Molti dicono che ci sono troppi produttori oggi in Europa. Quanti sopravviveranno fino a questo fatidico 2018?
«Adesso non sono in condizione di dirlo. Ma una cosa posso dirle: che nel 2018 Volkswagen avrà undici marchi e saprà governarli e assortirli bene».
Un segreto di Vw è anche la strategia di concertazione con il forte sindacato, usato in un sapiente mix con l’attenzione ai contenuti tecnologici e di qualità del prodotto. Altri produttori europei hanno strategie diverse. Che ne dice?
«Certamente. La cogestione per noi è strategica, è valore costitutivo del nostro successo. Il ruolo del sindacato, anche nel Consiglio di Sorveglianza, il dialogo continuo tra i nostri capi del personale e i leader del sindacato sono elementi decisivi della nostra forza. Ma non dimentichiamoci un’altra realtà . Nel successo di Volkswagen, dei suoi modelli e dei suoi marchi c’è anche un po’ d’Italia. Il vostro design, la storia dei vostri lavoratori che vennero qui e divennero nostri concittadini. Stile italiano e precisione tedesca insieme sono imbattibili».
Quali errori deve evitare un’azienda dell’auto?
«La cattiva qualità del prodotto o i prodotti che non appassionino, non conquistino l’automobilista».
Chi sono i concorrenti più temibili per voi?
«Oggi i coreani sono molto forti. Ma non sottovalutiamo Toyota: sta tornando, tornerà ancora di più».
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