Ultimatum all’Europa Lo strappo di Sarkozy Una sfida in due turni

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VILLEPINTE (Parigi) — Meno male che la cancelliera Merkel non c’era, contrariamente a quanto aveva annunciato un mese fa. Perché nel primo grande raduno parigino della campagna elettorale, nell’immensa sala congressi di Villepinte stracolma di tricolori (e neanche un simbolo del partito Ump, come sempre), il presidente francese Nicolas Sarkozy ha galvanizzato i suoi 60 mila sostenitori lanciando un ultimatum all’Europa su Schengen, accordi commerciali e aiuti alle piccole medie imprese: «Se entro 12 mesi l’Unione europea non progredisce nella direzione che abbiamo appena indicato, andremo avanti da soli». Un clamoroso strappo con il direttorio «Merkozy» degli ultimi mesi, e un no ribadito ancora una volta alle cessioni di sovranità  che la Germania giudica necessarie per costruire una Ue più forte, e che sono all’origine del processo di integrazione europea.
Era questa quindi la sorpresa promessa nei giorni scorsi: bordate contro l’Europa, che «non deve più essere sentita come una minaccia ma come una protezione». E l’ipotesi di uscire unilateralmente da Schengen è arrivata in effetti inaspettata. «Per tutta la vita ho creduto nell’Europa, ho votato per l’Europa, ho difeso l’Europa — ha premesso il presidente —. Ma nel mondo attuale, un’Europa incapace di trarre le lezioni dalla crisi tradirebbe il sogno iniziale dei suoi padri fondatori». E quindi Sarkozy ha spiegato che serve una disciplina comune dei controlli alle frontiere. «Se dovessi constatare che nei prossimi 12 mesi non si è fatto alcun progresso serio, allora la Francia sospenderebbe la sua partecipazione agli accordi di Schengen», ha proclamato il presidente acclamato dalla folla.
Sarkozy sa che le crisi dei Rom e poi di Lampedusa hanno lasciato il segno nei francesi più preoccupati dall’immigrazione «che mette in pericolo la nostra protezione sociale», gli stessi francesi a cui si rivolge da sempre Marine Le Pen. Per recuperare il ritardo nei sondaggi con il favorito socialista Franà§ois Hollande, il presidente deve conquistare l’elettorato del Front National: dopo avere parlato spesso di sicurezza e criminalità , ieri Sarkozy ha attaccato l’Europa «dei tecnocrati e dei tribunali» che non riesce a controllare i flussi migratori. «Voglio riconciliare la Francia del sì con quella del no», ha detto esplicitamente Sarkozy, rivolgendosi alla maggioranza dei francesi che nel 2005 fecero fallire il progetto di Costituzione europea votando «no» al referendum. Un mossa coraggiosa, per il presidente-candidato che si era finora proposto come uomo dalla grande credibilità  internazionale contro un Hollande inviso alle capitali europee dopo la minaccia di denunciare il Trattato di stabilità  finanziaria. 
Gli ultimi dati vedono Hollande in testa di misura al primo turno del 22 aprile (29% contro 27%) e largamente vincitore al secondo del 6 maggio (55 a 45). Con l’annuncio choc di ieri, Sarkozy spera di riagguantare l’avversario magari già  entro il 19 marzo, quando entrerà  in vigore la par condicio radiotelevisiva. 
«Aiutatemi! — ha concluso Sarkozy —. Abbiamo due mesi per fare trionfare la Francia di Giovanna d’Arco, di Victor Hugo, di Schuman, di Monnet». Ma chissà  se agli ultimi due il discorso sarebbe piaciuto.


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