Nel 2011 in un giorno oltre 56 mila le donne in fuga dalla violenza. Con loro più di 39 mila minori

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BOLOGNA – “Se non fossi arrivata qui, probabilmente sarei morta”. Sono le parole di una donna estone accolta in uno dei centri antiviolenza gestiti da donne. Le sue parole sono riportate nel 2011 Global data count, il censimento realizzato dal Global network of women’s shelters (rete che riunisce le case rifugio nel mondo). Dai dati emerge un aumento delle richieste di aiuto da parte di donne e minori in fuga dalla violenza domestica. E, purtroppo, le difficoltà  di rispondere a tutte. Nel 2011 in un solo giorno oltre 56 mila donne hanno chiesto aiuto a una casa rifugio, con loro c’erano più di 39 mila minori. Ma a 12 mila di loro (7.608 donne e 4.734 bambini) non si è potuto dare aiuto. A Bologna la Casa delle donne per non subire violenza nel 2011 ha accolto nelle sue case rifugio 20 donne e 9 minori.

Il censimento presentato dal Global network of women’s shelters raccoglie dati provenienti da 2.636 centri antiviolenza e 25 network di 36 Paesi che hanno collaborato per raccogliere le storie delle donne che hanno cercato rifugio per sfuggire alla violenza domestica e hanno ottenuto aiuto in un solo giorno del 2011. Tra i Paesi che hanno accolto il maggior numero di donne ci sono gli Stati Uniti con 39.773 donne accolte e 25.871 minori. Ma gli Stati Uniti sono anche il Paese che non è riuscito ad aiutare il maggior numero di persone: 6.518 donne e 3.819 minori. Nel Regno Unito in un giorno sono arrivate 6.386 richieste di aiuto da parte di donne (215 erano in gravidanza) e 6.952 minori, quelle respinte per mancanza di risorse sono state 320 (370 i minori). In Canada sono state 2.975 le richieste di aiuto da parte di donne (146 quelle in gravidanza) e 1.614 da minori (345 donne e 219 minori sono stati respinti). In Olanda 1.698 donne e 1.349 minori si sono rivolti ai centri (ma 127 donne e 104 minori sono stati purtroppo respinti). In Estonia sono state 9 le donne che hanno chiesto aiuto, con loro c’erano 3 minori. Per quanto riguarda l’Italia il numero di donne che ha chiesto aiuto in un solo giorno è di 283 (di cui 6 in gravidanza) e con 110 minori. Solo 4 quelle a cui non si è potuto dare un aiuto.

La crisi ha messo in difficoltà  i centri antiviolenza. Il rapporto rivela che in 11 Paesi le case rifugio sono state chiuse a causa della mancanza di fondi (8), di un cambiamento nelle politiche (4). In un caso (Danimarca) la causa della chiusura era lo scarso utilizzo del centro. Senza fondi adeguati, tra l’altro, i centri antiviolenza devono lottare per attrarre personale professionale e per mantenere tutti i servizi offerti alle donne accolte. Le case rifugio, infatti, non solo soltanto un letto dove dormire. Nei centri lavora personale specializzato (assistenti sociali, psicologi,ecc.) che aiutano le donne a ritrovare la fiducia in se stesse e a ricostruire la propria vita. Alle donne viene dato anche supporto legale e psicologico. Come si legge nel censimento: “Le case rifugio sono luoghi in cui le donne ha la possibilità  di essere ascoltate, accettate e rispettate davvero”. Anche in Italia i centri antiviolenza stanno vivendo un momento difficile a causa della crisi e dei tagli sui bilanci degli enti locali. Nei giorni scorsi il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna aveva sottolineato le difficoltà  di alcuni centri vista la scarsità  delle risorse, mentre le donne dello Spi-Cgil Emilia-Romagna, oltre a chiedere nuovi fondi per i centri, avevano sollecitato la ratifica da parte dell’Italia della Convenzione del Consiglio d’Europa contro le discriminazioni di genere. (lp)

 

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