“Non escludo un bis per Monti ma con una maggioranza politica puntiamo a un’intesa con i moderati”
ROMA – Caro Monti, basta con le espressioni generiche: «Non esistono i partiti, ogni partito ha una sua faccia e le sue responsabilità ». A Pierluigi Bersani non è piaciuta la battuta del premier sullo spread in aumento tra i partiti della maggioranza. Il segretario del Pd difende invece il diritto del governo a intervenire su tutto, «giustizia e Rai comprese». Poi sulla Tav presenta la sua proposta e striglia i sindaci del partito che si oppongono al progetto: «Non è più tempo di discutere del “se” ma del come farla».
Segretario, lo spread è sotto i 300 punti. Soddisfatto?
«Naturalmente. Significa che l’Italia ha riacquistato credibilità ».
Monti dice che ora dovrebbe diminuire anche lo spread tra i partiti. Concorda?
«Ecco, posso dire? Quella battuta non mi è proprio piaciuta».
Che cosa la irrita?
«Non esistono “i partiti”. Non siamo tutti uguali. Ogni forza politica ha una sua faccia. Noi abbiamo la nostra che non è quella di chi vuole stralciare le norme sulla corruzione o regalare le frequenze o far saltare i vertici a Palazzo Chigi».
Nell’emergenza del governo dei tecnici tutti i partiti sono grigi, no?
«Qualcuno lo pensa ma non è così. Quando mi fermano al supermercato – perché io vado al supermercato – le persone si lamentano per la riforma della previdenza. Dicono “Segretario, noi andremo in pensione quattro anni dopo”. Io, nel rispondere, ci metto la mia di faccia, e credo di dare così un contributo alla discesa dello spread».
Parliamo di cose concrete all’ordine del giorno: la Tav. Qual è la vostra proposta?
«Tre premesse. Primo: c’è un inequivoco pronunciamento del governo che segue analoghe decisioni prese a livello locale, nazionale e nei trattati internazionali. Dunque la Tav si fa e su questo non si torna indietro. Secondo: la questione si sta trasformando in una battaglia ideologica e sotto quella bandiera trovano riparo posizioni inaccettabili e violente. Terzo: c’è una opposizione radicale in una parte della popolazione della valle».
Ci sono anche sindaci del Pd che vogliono tornare a discutere «se» l’opera s’ha da fare. Che cosa risponde loro?
«Che il se non è più in discussione. Non c’è più spazio per posizioni ambigue che con la scusa del dialogo possano mettere in forse l’opera. Si può invece discutere il come».
Qual è la vostra proposta sul come?
«Le proposte non mancano. C’è un documento del sindaco di sant’Antonino, Antonio Ferrentino, che propone una via d’uscita. Anche qui ci sono tre tappe: garantire a livello locale e nazionale una politica di incentivi al trasferimento dei trasporti da gomma a ferro; studiare insieme gli aspetti dell’impatto ambientale delle opere; preoccuparsi che tutti gli impegni presi vengano rispettati. Non è che una volta fatto il buco ci si dimentica del resto».
Proponete compensazioni?
«Smettiamola di parlare di compensazioni. C’è un piano a livello provinciale che prevede di riqualificare il territorio. Comune, Provincia e Regione Piemonte stanno convocando i sindaci della valle. Anche il governo apra su queste basi un immediato confronto».
Dovevate aderire allo sciopero di oggi della Fiom. Poi hanno aderito i comitati della val di Susa e avete ritirato la partecipazione. Nel Pd è possibile essere No Marchionne ma non No Tav?
«Il Pd non aderisce a scioperi. Non siamo insensibili alla protesta della Fiom quando chiede la democrazia in fabbrica e denuncia discriminazioni inaccettabili contro i sindacati che non firmano gli accordi come a Pomigliano».
Che cosa vi divide da Landini?
«Il giudizio tranchant sul governo Monti e la scelta No Tav. Che mi pare esuli un pò dalle piste sindacali».
Che cosa dovrebbe chiedere Monti a Marchionne?
«Monti ha fatto molto bene a voler incontrare Marchionne. Gli italiani non sono più stupidi degli americani. Il manager ci dica una volta per tutte dove investe per Fabbrica Italia e dia garanzie sugli stabilimenti, senza continuare a scaricare sugli altri la colpa dell’incertezza».
Cicchitto dice che Monti deve occuparsi solo di economia. Che cosa gli risponde?
«Non ci sono governi specializzati che affrontano solo certi argomenti. La corruzione non è un tema economico? Lo dice l’Ocse, posso dirlo anche io? Vendere le frequenze tv invece di regalarle non è una scelta economica? Non accetto che si mettano limiti di questo genere all’azione di governo, come non accetto di non discutere la questione della Rai».
Anche la Rai è economia?
«È un’azienda al 99 per cento pubblica che rischia di andarsi a schiantare. Vogliamo intervenire o vogliamo che faccia la fine dell’Alitalia? Noi vogliamo una radicale trasformazione del sistema di governance. Proponiamo che i partiti siano fuori dalla Rai».
E se non vi ascoltano?
«Noi non nomineremo i consiglieri nel cda».
Quanto durerà questo governo?
«Per quel che ci riguarda questo governo durerà fino al 2013. L’importante è non paralizzarlo mettendo veti come quelli di queste ore. Noi che lo sosteniamo dobbiamo lasciargli un certo grado di autonomia».
D’Alema dice che un governo Monti dopo le elezioni del 2013 sarebbe una resa della politica. Lo pensa anche lei?
«Penso che, finita l’emergenza, si debba tornare a una democrazia riformata, ma che funziona con due polmoni, secondo le regole dell’alternanza».
Dunque, no a un Monti bis?
«Quello che conta è che si determini una maggioranza politica. Il tasso tecnico dei governi non è la questione principale. Prodi era un politico o un tecnico?».
A proposito di premier, nel 2013 lei si candiderà ?
«Lo statuto del Pd dice che il segretario è il candidato premier del partito. Ma io non mi appellerò certo a una norma. Per le procedure di decisione bisognerà vedere con quale legge elettorale si andrà al voto».
La stagione delle primarie è finita? Le ultime non sono state un bello spettacolo..
«Negli ultimi due mesi si sono svolte 23 primarie in altrettanti capoluoghi e in 18 ha vinto il candidato del Pd. Non butterei via le primarie: ammetto che hanno bisogno di manutenzione».
Vicende come quella della Tav mettono in soffitta la foto di Vasto, l’alleanza Pd-Idv-Sel?
«Tutti parlano di quella foto ma nessuno ricorda più il sonoro di quell’assemblea. Già allora noi dicemmo che la prospettiva è quella di un’alleanza di governo tra forze progressiste e moderate. E questo è anche oggi il nostro orizzonte».
Lo dica: è una fatica sostenere il governo tecnico?
«È una fatica ma è necessario e noi stiamo facendo la nostra parte mettendoci la nostra faccia. Certo, il giorno che a governare fossimo noi, a quella signora del supermercato saprò forse dare risposte più convincenti».
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