Grecia: Banche, speculatori, obbligazionisti ecco tutti i costi del salvataggio

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Meno 25-30% gli stipendi. Età  pensionabile portata da 58 a 67 anni, cinque anni di recessione di fila (nel 2011 il Pil è sceso del 7%) e disoccupazione giovanile raddoppiata al 51,1%. I cittadini greci hanno già  pagato un conto salatissimo alla crisi del paese. Bce e Fmi metteranno sul piatto 130 miliardi di tasca loro. Lo swap chiuso ieri sera – destinato a tagliare da 206 a 107 miliardi il debito privato di Atene – ha caricato un po’ del costo del salvataggio anche sulle spalle dei mercati finanziari. Banche, risparmiatori e speculatori sono stati chiamati ad accettare un sacrificio pari al 75% del loro investimento. Ecco come si sono comportati e quanto hanno perso. Il “sì” sofferto ha consentito almeno per ora di evitare un crac della Grecia che – secondo l’Institute for international finance – sarebbe costato mille miliardi di euro, mettendo a rischio pure la stabilità  e i titoli di Stato di Spagna, Portogallo e Italia e moltiplicando le perdite potenziali in particolare per gli istituti di credito. Che, non a caso, hanno detto sì in massa consolandosi con i prestiti low-cost della Bce.

I risparmiatori / Rush finale con il fiato sospeso puntando ad adesioni sopra il 90%    


I risparmiatori mondiali, secondo le stime di settore, avevano in portafoglio circa 18 miliardi di titoli della Grecia di cui un miliardo circa nelle tasche dei piccoli investitori italiani. Secondo gli esperti, questa categoria di creditori ha in gran parte detto “no” alla proposta di Atene. Obiettivo? Sperare in un’adesione sopra il 90% che convinca il governo Papademos ha chiudere lì la partita, onorando per intero capitale e interessi (a quel punto una cifra relativamente bassa) di chi ha rifiutato il concambio. Con un livello di “sì” tra il 75 e il 90% invece, la Grecia potrebbe attivare (con l’ok dell’Eurogruppo) le clausole di azione collettiva. Obbligando in sostanza anche i piccoli risparmiatori esposti su bond emessi sotto la legislazione ellenica – la grandissima maggioranza – ad accettare forzosamente il taglio del 75% al capitale investito. Nei giorni scorsi il ministro delle Finanze Evangelis Venizelos ha minacciato di non pagare i creditori che rifiutavano l’offerta anche se la percentuale di ok avesse superato la soglia del 90%. Ma molti hanno giudicato l’uscita come una minaccia preventiva di difficile realizzazione. I risparmiatori, nel dubbio, incrociano le dita.

I fondi pensione / Il governo Papademos prepara un salvagente per la previdenza    


È uno dei capitoli più delicati dello swap. Cosa ne sarà  delle pensioni dei greci visto che buona parte dei loro risparmi previdenziali era investita in titoli di stato del paese? Subiranno anche loro un taglio del 75%? Il ministro delle finanze Evangelis Venizelos ha provato nei giorni scorsi a rassicurare tutti. Provando a convincere i gestori dei fondi pensioni nazionali ad accettare il concambio garantendo loro che avrebbe poi provveduto a tappare i buchi grazie anche ai 130 miliardi in arrivo da Ue e Fmi. Diversi operatori però non si sono fidati: i fondi di giornalisti, poliziotti, avvocati e ingegneri (con un portafoglio di bond pari a 3,2 miliardi) ha detto di no, accodandosi alle speranze dei risparmiatori. Altri fondi con maggior spirito patrio (per un patrimonio totale di 3,7 miliardi) hanno accettato la proposta di swap. La banca centrale greca invece si è presa la responsabilità  di accettare per conto dei 17 miliardi di fondi di assistenza sociali investiti in titoli di stato e depositati nei suoi conti. Sperando che il governo mantenga le sue promesse. I prossimi giorni diranno se hanno fatto bene o meno.

Le banche / Atene costa 80 miliardi agli istituti che si consolano con i soldi Bce    


Il sacrificio più consistente (in termini numerici) nello swap sul debito greco se lo sobbarcheranno le banche. L’adesione degli istituti di credito all’offerta di concambio è stata massiccia. Le 450 aziende rappresentate dalla Institute for international finance hanno accettato un taglio del 73% su un patrimonio complessivo vicino ai 110 miliardi di euro. Come dire che dalla sera alla mattina cancelleranno 80 miliardi dall’esposizione di Atene. Il sacrificio, però, vale la candela. Un default disordinato avrebbe non solo azzerato (in sostanza) il valore dei bond greci, ma soprattutto falcidiato quello dei titoli di stato degli altri paesi a rischio come Italia, Spagna e Portogallo. Un’ipotesi da incubo visto che solo le prime 20 banche continentali, per dare un’idea, avevano a dicembre scorso in portafoglio 381 miliardi di titoli dei cosiddetti Piigs. In realtà  quasi tutti gli istituti hanno già  svalutato in bilancio tra il 50 e il 70% il valore dei loro bond ellenici. Tra gli italiani le Generali hanno perso 328 milioni, IntesaSanpaolo 593 e Unicredit 316. Ma i mille miliardi prestati dalla Bce alle banche per tre anni con un tasso all’1% hanno consentito di digerire meglio questo colpo basso.

Gli hedge fund / I fondi speculativi dicono di “no” puntando tutto sul default ellenico    


Il convitato di pietra del maxi-swap greco sono stati gli hedge fund. Molti fondi speculativi hanno comprati titoli ellenici a prezzi di saldo (anche a sconto dell’80%) sul mercato negli scorsi mesi di crisi. Quindi in qualche caso arriverebbero addirittura a guadagnare con lo sconto al 75%. La loro vera scommessa però è legata ai credit default swap, complessi strumenti finanziari che hanno consentito loro di scommettere sul possibile default del paese. Se l’adesione sarà  sopra il 90% avranno perso la loro scommessa sui Cds ma faranno un affarone sui titoli in portafoglio. Se Atene attiverà  le clausole di azione collettiva obbligando tutti ad accettare il taglio al debito (in sostanza un default), gli hedge passeranno all’incasso monetizzando le loro puntate spericolate e un po’ ciniche sui Cds. Quanto valgono in tutto) Circa 3,2 miliardi di valroe reale e 70 circa di nozionale. Qualcuno teme un effetto domino sui mercati dopo il loro esercizio (molte banche dovrebbero sopportare perdite) ma Bce e Bruxelles sono convinti che si tratti di paure esagerate. Nei meccanismi ormai un po’ oscuri della finanza, la risposta si avrà  solo se questo scenario si trasformerà  in realtà .


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