Grecia. Il futuro è a Salonicco

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Il liquido rosso acceso arriva all’orlo del bicchiere. Lo fa ruotare, lo annusa, se ne sciacqua la bocca, lo assaggia e sputa ancora: Stellios Boutaris sta degustando l’ultimo vino dell’azienda vinicola Kir Yanni. “Niente male davvero!”, esclama compiaciuto dallo champagne rosé appena assaggiato con cui spera di conquistare l’Europa settentrionale. “In Germania si beve molto champagne: troveremo acquirenti di sicuro!”.

A un’ora a ovest di Salonicco, nel paesino di Yannakohori, c’è un buon motivo per essere ottimisti: un dolce sole invernale irradia l’azienda vinicola Kir Yanni. Sopra le alture verde pallido e grigio, in cima alle montagne, resiste ancora la neve.

Il modello imprenditoriale che Stellios Boutaris crede che si potrà  espandere a tutta la Grecia, qui sta prendendo piede: “Fare ciò che sappiamo fare, e farlo bene”. Per esempio un buon vino. Non stiamo parlando del famigerato Retsina, il vino sciacquabudella che i greci  bevono per strada, ma del Kir Yanni, servito nei migliori ristoranti di Atene e Salonicco e sempre più apprezzato dalla clientela straniera.

Il Kir Yanni sta diventando un marchio noto. La nuova Grecia è questa: cresce e si espande in questo paesino macedone e nelle strade del capoluogo Salonicco, accudita da quei greci che dallo stato non si aspettano più nulla. Forse è per questo motivo che è difficile individuare la nuova Grecia ad Atene, tra i leader sindacalisti del passato, i politici corrotti che hanno bloccato le riforme per servire i loro interessi clientelari, e i deputati che hanno trafugato e nascosto all’estero milioni di euro.

A Salonicco Yannis Boutaris, il padre ormai in età  da pensione di Stellios Butaris, si è ritrovato seduto al caldo in un ufficio del comune: fino a pochi anni fa ha diretto di persona l’azienda vinicola, da lui stesso fondata nel 1996, ma a 69 anni ha deciso di darsi alla politica e un anno fa è stato eletto sindaco della seconda città  più importante della Grecia. Ha avuto successo perché gode di una buona reputazione, è un imprenditore di successo, vive di ciò che guadagna ed è considerato un anti-politico.

Questa città  sul Mediterraneo un tempo era una sorta di Manchester della Macedonia: dopo la caduta della Cortina di ferro, però, le filande, gli stabilimenti di lavorazione della pelle, i maglifici e le concerie si sono trasferiti a nord, nell’ex Jugoslavia e in Bulgaria.

Boutaris è un personaggio popolare tra i suoi concittadini e i turisti provenienti da altri paesi dell’Unione e ciò dipende molto dalle riforme che ha varato: ha fatto piazza pulita dell’amministrazione locale, ha tagliato il numero dei membri del consiglio di amministrazione e per la prima volta ha preparato il profilo di ogni dipendente comunale con la descrizione dettagliata del lavoro che svolge, così da permettere a chiunque di rivolgersi alla persona giusta per una data incombenza. “Questa è la mia sfida più grande”, dice Boutaris, che vuole spalancare nuovi orizzonti per gli insoddisfatti abitanti di Salonicco.

In parte, le sollecitazioni pubbliche dei tedeschi a buttare fuori la Grecia dalla zona euro qui sono servite: Salonicco non avrebbe nulla da offrire sul piano della produzione di massa, e quindi ha dovuto ricorrere ad altro.

Qual è dunque il futuro che la seconda città  più importante della Grecia si sta costruendo? “Small is beautiful!” (“piccolo è bello”), esclama in inglese Boutaris, secondo il quale i greci dovrebbero concentrarsi sulle piccole cose che sanno fare bene. “Noi non ci sappiamo vendere bene”, aggiunge citando l’esempio dell’olio d’oliva greco venduto in Italia per essere poi reimbottigliato come olio italiano. A suo dire i greci avrebbero tutto da imparare dagli italiani su come curare qualità  e marchio.

La pensano come lui in molti: a una conferenza di imprenditori che si svolge non lontano dall’ufficio del sindaco, si stanno radunando alcuni rappresentanti della Grecia settentrionale. A differenza di quanto accade ad Atene, qui ci si lamenta poco dei programmi dell’Ue e del Fondo monetario internazionale. Il meeting costituisce un’occasione per inveire contro l’ingessata capitale e l’impotente governo centrale: è un forum per le critiche dei liberali nei confronti di un’amministrazione tronfia.

Il business della bellezza

“Lo stato è la nostra crisi”, dice il professore di economia Moise Sidoropoulos. “Non vogliamo che i nostri imprenditori cerchino di ottenere sussidi dallo stato”, strilla un altro. “Vogliamo imprenditori che si lancino nel mercato e si dimostrino competitivi!”. Tutto ciò suona davvero aggressivo. Ma dove troveranno i greci i loro mercati?

Moises Sidoropoulos legge un elenco: le grandi flotte degli armatori greci devono essere rimpatriate, riducendo le tasse e i dazi imposti loro. Si può produrre energia alternativa: la Grecia ha vento e sole in abbondanza. Ha anche una piccola ma solida industria farmaceutica, che produce per lo più farmaci generici. In campo agricolo, la Grecia deve riuscire a esportare prodotti di maggiore qualità  e le aziende ittiche devono ripopolare le acque del Mediterraneo, eccessivamente sfruttate. Ma il settore più importante è il turismo, e la risorsa più preziosa della Grecia è la sua stessa bellezza.

È così che la pensa Yannis Boutaris: da sindaco ha cercato di dare nuovo smalto all’immagine un po’ appannata di Salonicco, e ha convinto le compagnie aeree a creare collegamenti diretti. Il numero dei turisti è in rapido aumento. Di recente Boutaris si è recato ad Amburgo per imparare come attirare le grandi navi da crociera.

Anche l’azienda vinicola Kir Yanni è a metà  strada tra l’idillico e il moderno: Stellios Boutaris non ha nulla in comune con il contadino greco del tempo che fu. Oltre a curare le vigne e a produrre buon vino, cerca di procurarsi clienti nelle fiere vitivinicole in Europa e in America e vorrebbe esportare anche in Cina. Da tempo vende anche su internet. Con un semplice clic il vino Kir Yanni può essere consegnato direttamente a casa vostra. La nuova Grecia è anche questo.

Traduzione di Anna Bissanti


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