Finanziare la scuola con il gioco Se i decreti diventano un azzardo
Di fatto essa implica che i pubblici poteri debbano augurarsi un aumento del consumo di alcolici (quindi, inevitabilmente, degli alcolisti) e delle persone dedite al gioco (dunque degli affetti da «ludopatia», la sindrome da dipendenza dal gioco che proprio ieri, in un’intervista ad Avvenire, il ministro della Sanità Balduzzi annunciava verrà presto inserita nell’elenco delle patologie). Potremmo e dovremmo discutere di una contraddizione del genere, ancora più evidente ogni volta che si parla di finanziare la cultura con un aumento dell’imposta sui tabacchi (ma non è scritto sulle sigarette, per un obbligo di legge, che il fumo uccide?). Intanto però quella norma è scomparsa dal testo del decreto legge con la stessa rapidità con la quale vi si era affacciata. Più precisamente è stata sostituita (almeno nel momento in cui scrivo, domani chissà ) da una nuova versione che si limita a prevedere che entro sei mesi i Monopoli verifichino la possibilità di rinegoziare le convenzioni in materia di giochi pubblici al fine di ricavarne «eventuali maggiori entrate», che sarebbero allora destinate alla scuola. Come si vede, si tratta di una norma dagli effetti del tutto ipotetici, che chissà se e chissà quando potrà incidere sulle assunzioni nella scuola.
Per quanto minima, la vicenda sembra rivelatrice del modo in cui i disegni e i decreti legge vengono modificati dalla miriade di pressioni e spinte cui sono abitualmente soggetti in commissione ad opera dei rappresentanti di tutti i partiti. Se il finanziamento dell’assunzione degli insegnanti tramite alcol e gioco era stato proposto dal Pd, si deve invece al Pdl la strabiliante soluzione che è stata trovata per assegnare un preside agli istituti scolastici che attualmente ne sono privi. Ebbene — come riportava ieri il Corriere — tale soluzione si baserebbe su una «sanatoria provvisoria», consistente nel chiamare sulla poltrona di preside quanti hanno «partecipato a un concorso negli anni passati, non l’hanno vinto, e hanno fatto ricorso». Con un colpo solo, si finisce con l’ottenere il doppio risultato di dare un calcio alla meritocrazia e di incoraggiare nei fatti la già eccessiva tendenza a fare per ogni cosa ricorso alla giustizia amministrativa.
La continua presentazione di modifiche ai testi legislativi durante il loro iter parlamentare è da imputare non tanto all’esecutivo, quanto al diluvio di emendamenti presentati dai partiti e alle spinte contrastanti delle quali essi si fanno portatori. Si tratta di un fenomeno che forse un governo composto di tecnici ha una particolare difficoltà a contrastare, privo com’è di esperienza nella gestione del quotidiano «Vietnam» parlamentare. Ma certo è da augurarsi che trovi il modo di intervenire, per arginare la negativa impressione di improvvisazione e pressappochismo che si ricava dal continuo balletto di modifiche, che a volte entrano ed escono dai lavori delle commissioni parlamentari con la stessa rapidità con cui i personaggi entrano ed escono dalla scena in una farsa di Feydeau.
Related Articles
Merkel nel lager di Dachau «Nostra vergogna perenne»
La prima volta di un cancelliere nel campo nazista
Sponsor e aziende in classe i privati entrano nella scuola
Charter school la sfida vincente dei mecenati
«Diritti civili, il Pd ha trovato un terreno comune»
«Lo definisce un «lavoro importante, un significativo passo in avanti». Michele Nicoletti, segretario Pd di Trento, ordinario di Filosofia politica nella stessa città è tra gli estensori del documento sui diritti civili varato dall’omonima Commissione presieduta da Rosy Bindi. Ma sul documento, arrivato sul tavolo del segretario Pier Luigi Bersani e destinato all’Assemblea nazionale di luglio per una discussione aperta, non c’è affatto «piena condivisione».