Spagna, produzione giù Germania senza ordini Usa: più occupati

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E i paesi più a rischi sarebbero la Spagna, il Portogallo e anche l’Italia. C’è da dire che la Spagna di problemi tutti suoi ne ha già  parecchi: ieri lo spread tra i Bonos decennali e in Bund tedeschi è salito sopra i 340 punti, più dello spread dei Btp italiani che ha chiuso – in calo rispetto all’andamento iniziale – a 316,7 punti con un rendimento sotto il 5%: 4,95% contro il 5,07% dell’apertura.
Ma lo spread – come è noto – non è una causa, ma un effetto di altre cose che non vanno e che si riflettono sui tassi di interesse del debito pubblico. E nel caso della Spagna, molte cose non vanno. Il dato sulla disoccupazione oltre il 20% è noto da giorni, ma ieri si è aggiunta una nuova notizia allarmante: in gennaio, depressa dal calo dei consumi domestici e della debolezza dell’export, la produzione industriale ha registrato una caduta del 4,2% che segue quelle del 3,5% e del 7% in dicembre e novembre. 
Con quello di gennaio sono cinque i mese di «rosso» consecutivo e tra i settori più penalizzati ci sono le auto, la produzione di macchinari. Stando alle stime della Banca centrale spagnola, quest’anno la produzione industriale dovrebbe diminuire dell’1,5%, ma si teme che la caduta sia più abbondante. Con ripercussioni sull’occupazione, i consumi, il Pil, le entrate fiscali e i conti pubblici. Questo significa che lo stato dovrà  emettere più Bonos per finanziare il deficit e dovrà  pagare più interessi per cercare di catturare gli investitori. Quindi lo spread con i Bund è destinato a aumentare.
Anche perché, nel frattempo, i rendimenti del debito pubblico tedesco seguitano a diminuire. ieri sono stati collocati titoli di Stato a cinque anni per più di 3 miliardi di euro a un tasso dello 0,79%, il più basso della storia. Gli analisti commentano la discesa dei tassi ai minimi record con il ritorno di un forte sentiment di avversione al rischio sul mercato del credito europeo. Quanto durerà  questa discesa dei tassi in Germania? Difficile dirlo. Molto dipende da come andrà  l’economia tedesca il cui Pil nell’ultimo trimestre del 2011 è diminuito e che anche in gennaio sembra impantanata nella recessione come conferma il brusco calo degli ordinativi all’industria che sono scivolati del 2,7% rispetto a dicembre. Nello specifico, a gennaio gli ordini provenienti dall’estero sono crollati del 5,5%, mentre quelli domestici hanno invece tenuto, registrando un progresso dello 0,9%.
La congiuntura sembra andare benino solo negli Stati uniti: il settore privato in marzo avrebbe creato 215 mila nuovi posti di lavoro. La stima è dell’Adp, società  specializzata nella gestione in outsourcing delle risorse umane che in generale è molto affidabile. In ogni caso il dato ufficiale sull’occupazione nel mese scorso, incluso il settore pubblico, verrà  pubblicato domani.


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