Una primavera europea per la democrazia

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L’evento politico più significativo del XX secolo è stato lo scontro tra spirito democratico e spirito totalitario. Il nazismo è stato sconfitto nel 1945, il comunismo è crollato nel novembre 1989. All’inizio del XXI secolo, qualcuno ha sostenuto che un nuovo nemico aveva preso il posto di quello antico: l’islamismo integralista che invocava la guerra santa contro tutte le democrazie. Tuttavia la sua versione internazionale rappresenta per i paesi occidentali una minaccia che non si può paragonare a quella dell’impero comunista: per contrastarla non è necessario un potente esercito, sono sufficienti efficaci misure di polizia. La violenza che incarna ricorda più la Rotee Armee Fraktion o le Brigate Rosse italiane che l’Armata Rossa di Stalin.

Oggi il modello di società  democratico non ha alcun rivale. E tuttavia la democrazia stessa secerne al proprio interno forze che la minacciano: la novità  della nostra epoca è che queste forze interne sono superiori a quelle che l’attaccano dall’esterno. Combatterle e neutralizzarle è dunque ancora più difficile, poiché si richiamano a loro volta allo spirito democratico, dandosi così una patente di legittimità .
I pericoli che minacciano l’idea democratica nascono perché uno dei suoi elementi costitutivi viene isolato e assolutizzato. Ad accomunare questi diversi pericoli è la presenza di una forma di dismisura. Questo accade perché il regime democratico si fonda su una pluralità  di principi che devono coesistere: dunque l’ipertrofia di uno di essi a scapito degli altri li minaccia nel loro insieme.
Il popolo, la libertà , il progresso sono elementi costitutivi della democrazia, ma se uno di essi si emancipa dal proprio rapporto con gli altri, sfuggendo così a qualunque tentativo di dargli un limite ed erigendosi a unico assoluto, diventa una minaccia. Così, assicurare il benessere materiale della popolazione è un obiettivo desiderabile. Ma se questo obiettivo viene perseguito a scapito di tutti gli altri, si finisce per creare in un mondo votato al culto del denaro, del consumo e del divertimento. Le intenzioni pacifiche degli stati democratici, proclamate ad alta voce, offrirebbero un ottimo esempio, se questi stessi paesi non intraprendessero una guerra dopo l’altra molto lontano dai confini, giustificandole con l’idea di diffondere il progresso e valori universali identificati oggi nei diritti dell’uomo. Chiedere che il popolo sia l’origine del potere è giusto, ma le moderne società  mediatiche facilitano la manipolazione del cosiddetto popolo e portano alla soppressione dei correttivi istituzionali per limitare gli eccessi delle passioni popolari. Oggi il potere politico è incapace, o non ha particolare interesse, a limitare il potere economico delle multinazionali, delle banche e delle agenzie di rating. L’aspetto che accomuna tutte queste derive è che non provengono da attacchi esterni, ma da principi interni alla democrazia stessa. Così dobbiamo sognare una “primavera europea”, che arrivi dopo la “primavera all’araba” e che dovrebbe restituire tutto il suo significato all’avventura democratica iniziata da alcuni secoli.


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