Il barile cala, la benzina sale Sfiora il record di 2 euro
MILANO — Se servissero a fini ecologici potrebbero persino essere delle buone notizie. Invece Pasqua senza auto e 23 chilogrammi di arance rosse in cambio di un litro di benzina verde sono due parametri per far capire a quale velocità folle stia sfrecciando l’aumento della benzina. Secondo la Faib, la federazione dei benzinai aderenti alla Confesercenti, a Pasqua la benzina rischia di costare due euro al litro «Sarebbe un fatto gravissimo — spiega il presidente di Faib Martino Landi — per la filiera della mobilità e per tutto il mondo produttivo, con una spinta inflazionistica che vanificherebbe i sacrifici degli italiani. Possiamo stimare che ogni aumento di 1 punto percentuale del prezzo al litro delle benzine produce entro un periodo di pochi mesi, un aumento del tasso d’inflazione di oltre 2 decimali di punto. Ciò avrebbe un effetto depressivo tremendo sull’economia italiana».
A rendere ancora più paradossale la situazione è l’andamento del barile sui mercati: l’ondata di ribassi, che ieri ha travolto le Borse mondiali, ha finito per coinvolgere anche i prezzi del petrolio. Nel pomeriggio sul mercato di Londra il barile di Brent, il petrolio del mare del Nord, è sceso di 2,08 dollari toccando quota 121,72 dollari. Ennesima dimostrazione di quanto siano ormai lontani e separati il mercato del greggio e quello del prodotto raffinato. Sul fronte delle imposte, intanto, il viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ieri nella trasmissione «Ballarò» ha ricordato che da ottobre l’Iva salirà dal 21 al 23%.
Ma torniamo alla benzina. In Italia non passa giorno senza un nuovo aumento con una media nazionale che, con un balzo di 4 centesimi, è arrivata a 1,86 euro al litro. Una situazione che «vanta» anche picchi da record in alcune regioni del Centro (come le Marche, dove il peso del Fisco è di quasi un euro al litro) dove si tocca già quota 1,93 euro al litro.
È il risultato di un raddoppio alla voce Fisco: da una parte il peso dell’Iva, dall’altra l’aumento della tassazione regionale. Una doppia «tagliola» che sta producendo gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti. Si tratta di «una situazione insostenibile», tuonano Adusbef e Federconsumatori. Rispetto a gennaio 2012 ogni automobilista, calcolano le associazioni, «paga, per i propri rifornimenti (considerando 2 pieni al mese), 16 euro in più al mese».
Preoccupati anche gli agricoltori di Coldiretti, Confagricoltura e Cia che temono l’impatto del caro-carburante sui prezzi degli alimentari. «In un Paese come l’Italia dove l’88% dei trasporti commerciali avviene per strada, il record dei prezzi dei carburanti — sottolinea la Coldiretti — ha un effetto valanga sulla spesa con un aumento dei costi di trasporto oltre che di quelli di produzione, trasformazione e conservazione».Resta infine drammatica la situazione degli agricoltori, che, come sottolinea la Cia, hanno visto schizzare il prezzo del gasolio agricolo del 130% in meno di due anni (da 0,49 euro al litro di gennaio 2010 agli attuali 1,13 euro al litro), con un onere aggiuntivo di circa 5 mila euro ad azienda. Per questo motivo gli agricoltori chiedono che si intervenga e che lo si faccia in fretta magari con un bonus sul modello dell’accisa zero per le serre in vigore fino a novembre 2009. Per le famiglie invece la richiesta unanime è quella di un intervento di riduzione del peso fiscale, applicando l’accisa mobile e impedendo che l’Iva aumenti ulteriormente dal prossimo settembre. In un Paese in cui un litro di benzina verde alla pompa costa come 23 chili di arance a Rosarno (dove gli agrumi vengono pagati ai produttori 8 centesimi al chilo) sarebbe veramente troppo.
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