Gli operai con l’Unità : «Torneremo insieme alla Magneti Marelli»
Metti una mattina di pioggia di marzo. A Bologna, fuori da una delle fabbriche più importanti nella storia della città . Più di cinquecento persone riunite sotto un tendone a parlare di democrazia.
Cacciati dalle fabbriche, sbullonati dalle bacheche. Fiom e Cgil da una parte, l’Unità dall’altra «sono uniti nello stesso destino». E a giudicare dal successo della manifestazione “Riportiamo la Costituzione in fabbrica”, la strategia della Fiat di espellere entrambi dagli stabilimenti del gruppo fa acqua da tutte le parti.
L’attivo dei delegati Cgil, prima di Bologna e poi di tutta la regione, si trasforma in «un presidio di democrazia» appena fuori dai cancelli della Magneti Marelli, ex Weber di via del Timavo, con la strada chiusa e il tendone bianco a riparare dalla pioggia e gli stand per tagliare i panini offerti a tutti. Poco fuori porta Lame, l’azienda del gruppo Fiat ha sempre visto la Fiom-Cgil avere consensi bulgari, oltre il 70 per cento dei voti dei lavoratori. Nel tempo la fabbrica che produceva carburatori è diventata un centro di ricerca per prove motori, controllo emissioni e test climatici. Una struttura all’avanguardia che dà lavoro a 680 persone. Fra cui Stefano Ruggerini, delegato Fiom, che per essere fuori dai cancelli a parlare con gli altri delegati della sua confederazione ha dovuto prendere un giorno di permesso. «Sono in permesso privato», spiega dal palco allestito sotto il tendone a pochi passi dal guardiano di ingresso che presidia la fabbrica, a pochi metri dalle bacheche su cui lui e gli altri delegati affiggevano da 50 anni l’Unità . «È uno dei tanti effetti di quel contratto di gruppo che l’azienda definisce «migliorativo». Ma migliorativo per chi? Per l’azienda, non certo per i lavoratori», racconta alzando i toni e ricevendo applausi. «Noi, come Fiom, come Cgil, siamo stati cacciati fuori. È un momento difficile, ma ne abbiamo vissuti tanti. E sappiano che sarà impossibile cancellarci perché noi tutti i giorni continuiamo a stare con i lavoratori». Da ieri lo può fare nel container, parcheggiato all’incrocio fra via del Timavo e via Pasubio, sulle strisce blu. Il Comune ha dato il permesso e Bruno Papignani, segretario Fiom di Bologna, ha provveduto ad affittarlo, a renderlo «un minimo confortevole»: «Ci faremo le riunioni dei delegati e lo useremo come sportello per i lavoratori», spiega.
«MARCHIONNE, DATTI UNA CALMATA»
Il padrone di casa ieri però era il segretario Cgil dell’Emilia-Romagna Vincenzo Colla che con la felpa della Fiom ha infuocato la folla di delegati, ricordando come «la prima fabbrica chiusa da Marchionne è stata la Cnh di Imola». «Marchionne, devi darti una calmata: hai buttato fuori dalle fabbriche la Cgil, hai buttato fuori il giornale di Gramsci, ma qui in Emilia Romagna questo non ti è permesso, perché qui quel giornale serviva a rendere liberi i lavoratori».
Tanto affetto, dunque, tanta solidarietà verso il nostro giornale. «Una solidarietà ha ricordato il direttore de l’Unità Claudio Sardo che rafforza il legame con il nostro popolo di riferimento. Rispetto all’enormità , alla barbarie di escludere la Fiom, di non reintegrare i lavoratori di Melfi, lo sbullonare le nostre bacheche sembra un fatto piccolo. Ma non lo è perché l’Unità è un pezzo della storia d’Italia con un legame forte, specifico con il mondo del lavoro. La libertà di stampa ha concluso non è una cosa astratta, deve essere garantita».
È toccato poi a Giorgio Airaudo, segretario nazionale della Fiom e responsabile auto, definire «strategia della tensione» quella che Marchionne sta portando avanti «sulla chiusura degli stabilimenti». «Lui ha attaccato vorrebbe una terra piatta, senza democrazia, in cui lui decide per tutti. Ma a Melfi per noi è arrivata una vittoria importantissima, perché per dire che le fabbriche sono ingovernabili a causa della Fiom ci devono essere i sabotatori, ma se non ci sono più il suo disegno cade. Togliere le bacheche de l’Unità è dentro questo disegno, è l’idea di non permettere ai lavoratori di scegliere, di essere liberi. Ma noi venerdì a Roma, e dopo, faremo capire che non glielo permetteremo».
«FIOM E CGIL UNITE VENERDàŒ»
Venerdì dal palco della Fiom parlerà anche il segretario confederale della Cgil Vincenzo Scudiere: «Chi punta sulla divisione fra Fiom e Cgil si sbaglia di grosso e lo dimostreremo venerdì. Togliere l’Unità dalle bacheche è un segno di grossa debolezza da parte della Fiat, il sintomo che qualcosa sta cambiando». L’auspicio, condiviso in tutti gli interventi, è questo: «Torneremo dentro la fabbrica, dentro tutte le fabbriche Fiat, insieme: Fiom, Cgil e l’Unità ».
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