La ragazza e gli stranieri «Spot Ue razzista». Ritirato

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BRUXELLES — «Crescere insieme» era il titolo del video ideato dalla Commissione europea per promuovere «pace e armonia» fra i ragazzi dai 16 ai 24 anni, e interessarli alle politiche europee dell’allargamento. Ma in poche ore, quel video è stato ritirato dalla circolazione, con tante scuse al pubblico. A crescere, e a dilagare su Internet, erano state infatti soltanto le polemiche, le accuse di razzismo: perché in quelle immagini, ispirate al film «Kill Bill» di Quentin Tarantino, c’era una ragazza «buona» dalla pelle bianca, con il volto e le fattezze europee, e tre «cattivi» aggressori di pelle scura o gialla, provenienti da altri continenti, poi magicamente domati dalla ragazza che si moltiplicava in tante sosia. Un’allegoria dell’Occidente che domina gli «altri»? E lo slogan finale, «Più siamo e più forti siamo», alludeva anch’esso a un confronto di potenza come nell’epoca delle colonie? Per alcuni probabilmente sì, e infatti le proteste sulla Rete sono diventate un tornado, nel segno giusto o sbagliato del «politically correct». Alla fine, il responsabile della direzione generale «Allargamento» della Commissione europea, Stefano Sannino, ha firmato una nota di spiegazione: «La clip era indirizzata a un pubblico giovane e le reazioni erano state positive. Si intendeva rappresentare le abilità  di maestri di alcune arti marziali — kung fu, capoeira e kalaripayattu — per poi concludere il video con un messaggio di rispetto reciproco. Il video non voleva assolutamente esser razzista e ovviamente siamo spiacenti che sia stato percepito in questo modo. Chiediamo scusa a chiunque si sia sentito offeso. Viste queste polemiche, abbiamo deciso di interrompere immediatamente la campagna e di ritirare il video».
Fin qui, le schermaglie dei comunicati. Rafforzate già  dalle prime polemiche sui costi dello spot (che almeno ieri sera era ancora visibile in Rete) e da ondate di messaggi su Twitter, su YouTube, su tutta la Rete. Ma che cosa c’era veramente nel video? Dipende, naturalmente, dall’occhio e dalla disposizione d’animo di chi lo guarda: difensori e critici possono trovarvi forse argomenti uguali.
La scena si apre su una specie di vuota galleria ferroviaria dove avanza una ragazza fasciata in una tuta gialla, quasi precisa à  la Beatrix Kiddo-Uma Thurman di «Kill Bill». Fa qualche passo, si guarda intorno, ed ecco che da sinistra le balza incontro un cinese con le mani ad artiglio, forse un esperto di kung fu, che si esibisce in mosse minacciose. Da destra, arriva un altro: un indù con turbante e scimitarra, ugualmente minaccioso; e infine, il terzo «cattivo» extraeuropeo, un lottatore-acrobata di capoeira, la lotta tradizionale brasiliana. I tre volteggiano, circondano la ragazza. Ma ecco che lei chiude gli occhi, sembra meditare con un’espressione quasi mistica, e poi si sdoppia, anzi si moltiplica per 11 volte. Lei e le altre 11 sosia circondano i tre «cattivi»: la scimitarra torna nel fodero, i volti si distendono, le smorfie minacciose scompaiono. Tutti si siedono in cerchio. E alla fine, le ragazze di trasformano in stelle, simboli della Ue e del suo allargamento.
Almeno agli occhi di chi ha protestato sul web, tutto questo è stato percepito come deformazione ideologica razzista. Ma la polemica, come sempre accade in questi casi, è già  andata un poco più in là : come mai, si chiedeva ieri un indignato su YouTube, «i cattivi di questo video sono tutti maschi»?
Luigi Offeddu


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