Finmeccanica cade in Borsa dopo il rinvio dei conti Il governo pressa Orsi: non pensi solo ai tagli
MILANO – «Il mercato non poteva reagire diversamente all’annuncio del rinvio della presentazione dei conti: si dà l’idea di una società che non ha le idee chiare sul suo futuro; oppure che i conti del 2010 siano anche peggio di come se li aspetta il mercato. Nel dubbio, si vende il titolo». Come sottolinea l’analista di una primaria banca d’affari, sono giornate difficili per Finmeccanica. E, in particolare, per il suo presidente e amministratore delegato Giuseppe Orsi. Da una parte, il manager deve guardare con attenzione quanto accade al titolo in Borsa, che ha iniziato la settimana con un nuovo calo del 2,9% a quota 3,73 euro, dopo il meno 7% incassato complessivamente nelle ultime cinque sedute. Una reazione, quella di ieri, alla notizia che il cda sui risultati del 2011 è scivolato a fine marzo.
Ma dall’altra, il numero uno di Finmeccanica – chiamato alla guida del gruppo dopo il benservito a Pierfrancesco Guarguaglini – deve guardarsi dal pressing del governo Monti. Palazzo Chigi, fanno sapere fonti politiche, non avrebbe gradito quanto emerso fino a questo momento dalla società , dove si parla solo di tagli al bilancio e cessioni di rami d’azienda. Si aspettano anche altro da un manager che ha avuto pieni poteri per rimettere in sesto quello che rimane pur sempre il primo gruppo manifatturiero italiano, con i suoi 70mila dipendenti.
Il calo di Borsa, del resto, è presto spiegato. Il mercato – a detta della maggior parte degli analisti – si aspetta un ulteriore calo dell’utile netto dopo i 770 milioni di rosso denunciati nel terzo trimestre del 2011, in seguito a una serie di svalutazioni sugli asset per 750 milioni. E con i suoi quasi 4,5 miliardi di debiti, Orsi ha promesso non solo una profonda pulizia nei conti ma anche dismissioni per un miliardo. Il manager – che ha percorso quasi tutta la sua carriera nella Agusta-Westland – vorrebbe concentrarsi nei settori della difesa, della sicurezza e dell’aeronautica, sacrificando energia e trasporti. In vendita potrebbero finire le società del settore ferroviario come Ansaldo Sts e Breda, ma anche il 55% di Ansaldo Energia e il 17% di Avio.
Il problema è che, di questi tempi, il governo non può permettersi di sacrificare altri prezzi pregiati dell’industria italiana senza un piano di rilancio di Finmeccanica. E le voci ricorrenti di contrasto tra Orsi e il direttore finanziario Alessandro Pansa di certo non aiutano né a rasserenare il clima né a dare una immagine positiva della società .
Tra l’altro, la difesa dell’italianità degli asset messi in vendita da Orsi obbligherebbe in primis il Fondo strategico della Cassa Depositi Prestiti a investire una buona parte dei 4 miliardi della sua dotazione. Ma secondo fonti finanziarie il Fondo avrebbe finora esaminato solo i dossier su Ansaldo Energia e Avio. Anche perché Breda andrebbe prima profondamente ristrutturata.
E proprio ieri, Ansaldo Sts ha annunciato di aver archiviato il 2011 con un utile netto di 73,1 milioni, in calo rispetto ai 94,9 milioni dell’anno prima, a causa dell’incertezza dei contratti con la Libia dopo la guerra civile. Inevitabile il taglio della cedola da 0,24 a 0,20 euro per azione.
Related Articles
Un doris contro la crisi
Un po’ banca un po’ assicurazione, ma non ha problemi di funding, la sua raccolta continua a crescere, beneficia della forza del dollaro, è meno rischiosa e voltatile degli altri finanziari italiani e vale solo otto volte gli utili attesi.
Banche «chiuse» e crack aperti
Eurozona e Gran Bretagna. L’altra faccia della medaglia nelle lunghe fila di clienti. Nel 2007, Northern Rock fu nazionalizzata dal governo. E adesso spunta Goldman Sachs con il fondo Blackstone