Spagna. La forza degli indignati: politici parte e non soluzione del problema.

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A ben vedere oggi siamo di fronte a un dilemma diverso, non solo in Italia, ma anche in terra iberica, senza per forza voler dare indicazioni planetarie, generiche e fuorvianti.

La via partitica non solo non e’ piu’ quella che appare la normale soluzione per chi voglia incidere a livello politico e legislativo. E’ diventata sempre piu’ impraticabile per i partiti stessi, in profonda crisi di contenuti e geometrie. In Italia, come in altri Paesi, ci si ritrova a fare i conti nella propria quotidianita’ con dei sistemi di amministrazione, potere e controllo che derivano da scelte ‘non sovrane’. Ricette e imposizioni che arrivano da Bruxelles, tecnici che si comportano da politici.

A questo punto per giocare con parole e pensieri, sarebbe legittimo domandarsi se anche un movimento, non votato secondo le regole della rappresentativita’ politica, non possa governare cosi’ come stanno facendo degli attori posti da scelte di autorita’ non votate nel gioco di delega elettorale. Un discorso che ha a che vedere con il potere, il sistema neo e ultraliberista, forma incattivita e spietata del capitalismo del Novecento.

Quello che incuriosisce degli indignados spagnoli- e non solo- e’ la capacita’ di riprendere, senza la stessa forza di massa mostrata nelle piazze, quella dimensione capillare di intervento che potrebbe far ben sperare rispetto all’implicazione degli individui e dei collettivi nell’agire politico. Laddove si e’ clamorosamente persa anche a sommatoria di azione a livello individuale, all’interno di un progetto politico collettivo. Non viene raccontata molto, ma c’e’. Cosi’ come sulle facce di molti si disegno’ lo stupore al momento dei quesiti referendari sull’acqua pubblica, quando i messaggi lanciati almeno dieci anni prima non solo avevano dimostrato di esistere, ma di attecchire in profondita’.

Oggi il Movimento 15 M, per esempio a Barcellona, sta lavorando fianco a fianco con i tanti movimenti di denuncia e di stili di vita alternativi. Lo abbiamo già ’ scritto. Questa volta e’ un sociologo immerso nelle attivitadei movimenti sociali a raccontarci il suo punto di vista.

Joan Subirats insegna alla facoltà ’ di sociologia e di scienze politiche dell’Universitat autonoma di Barcellona.

Come prosegue questo movimento?

E’ attivo nel sommerso, nel locale, nei quartieri, nei piccoli villaggi: li’ si trovano e fanno attivita’.Adesso qui c’e’ un movimento attivo sugli sfratti, con una piattaforma abbastanza forte e molta gente del 15 M quando c’e’ una minaccia di sfratto va a prestare aiuto e solidarieta’. Ma non c’e’ piu’ la forza dell’anni scorso. Forse si devono trovare delle occasioni, una data in maniera predeterminata. Adesso ho sentito parlare del 13 maggio

C’e’ lavoro di barrio, nei quartieri?

Si’. Sono stato a Cardadeu, un piccolo villaggio a trenta chilometri da Barcellona e li’ hanno inaugurato una serie di conferenze, organizzate dagli indignados di Cardadeu. C’era un intreccio davvero interessante in platea, mentre parlavo. Gente di cinquant’anni e un gruppo significativo di giovani. Questo significa che se sta succedendo a Cardedeu, allora puo’ succedere anche in altri posti.

Indignados movimento sociale di avanguardia?

Non e’ un nuovo movimento sociale, e’ uno sbaglio parlare di questo come un movimento antiglobalizzazione, non ne ha i contorni e nemmeno la leadership. E’ piu’ il risultato di un momento particolare dove e’ scoppiata una situazione di disagio e di opposizione a una deriva del sistema politico. Quello che ‘e piu’ importante e’ che quello che credo che sia stato il grande valore del 15 M e’ che i problemi sociali ed economici sono anche politici. I politici non sono parte della soluzione, ma del problema.


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