Webcam in 91 mila seggi, lo “show” di Tina

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MOSCA – Strizzata in un abito verde ultrasexy, il simbolo putiniano delle “elezioni oneste” sorride orgogliosa al giornalista occidentale: «Chi ha un sistema di controllo così, nel mondo? Questo è il voto più trasparente che esista». Tina Kandelaki, star dello spettacolo televisivo russo, amatissima dal nuovo presidente, mostra la sala di controllo di 91mila dei 96mila seggi elettorali del Paese, collegati con le webcam a questa centrale operativa allestita in un palazzo sovietico dell’Anello dei Giardini, sede della filogovernativa Associazione dei Giuristi. Almeno un milione di cittadini si sono registrati per tempo per poterne seguire in diretta sul loro computer tutta l’attività .
L’effetto è spettacolare e non solo per le numerose collaboratrici della direttrice Kandelaki che sembrano uscite da una selezione per top model. Su un pannello gigante una quarantina di monitor rilanciano le immagini di scuole, caserme, uffici pubblici trasformati in seggi elettorali in tutto il Paese. Sembra un documentario del National Geographic: ci sono le scrutatrici velate della Cecenia, i giovani presidenti di seggio di San Pietroburgo, le guardie municipali dai tratti orientali di Vladivostok. Molto coreografico, poco utile. Si vedono gli elettori entrare, mostrare i documenti, chiudersi in cabina, riporre una scheda nell’urna. Come si scoprono le irregolarità ? La Tina non si scompone indica il salone a fianco dove 500 volontari delle università  di giurisprudenza sono collegati con computer e telefono a una sorta di call center . «Ogni elettore- spiega- può segnalarci qualcosa che non va e i nostri ragazzi possono così avvertire immediatamente il dirigente della sicurezza locale».
In realtà  arrivano telefonate di persone che hanno smarrito i documenti, o di elettori che chiedono le cose più strane. Anche sui monitor lo spettacolo è divertente. Sapendo di vivere come in un reality molti si sono organizzati. Una ragazza di San Pietroburgo alza la gonna oltre ogni limite, un tale nella lontana Udmurtia mostra un cartello di saluti alla sua fidanzata di Mosca. A un certo punto qualcuno mette un telo sulla videocamera in un seggio del Daghestan. La tv di Stato riprende e rilancia sui telegiornali la scena di una Kandelaki furente che parla con qualcuno con il suo telefonino incastonato di brillantini. Il telo viene rimosso. Sul monitor ricompare l’immagine dell’interno di una scuola di Makhachkala dove si continua a votare come prima, chissà  per chi e chissà  come. La Kandelaki fa un sospiro molto teatrale: «Visto? Queste sì che sono elezioni trasparenti».


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