E Bersani attacca Landini: pensi a quegli operai

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ROMA – «Se Landini pensasse anche agli operai che lavorano nei cantieri della Tav, renderebbe un buon servizio al sindacato». Senza sbandamenti Pier Luigi Bersani prepara una battaglia contro la foto di Vasto e persino contro un pezzo delle sigle dei lavoratori. Un battaglia tutt’altro che solitaria perché l’intero Partito democratico è sulla linea della fermezza quando si parla della Torino-Lione: niente tavoli, niente moratoria, nessuna sospensione. Soprattutto, basta violenza. «Abbiamo già  fatto tutto quello che dovevamo quattro anni fa – ricorda Enrico Letta, allora sottosegretario a Palazzo Chigi – . Mi stupisce che Vendola e Di Pietro facciano oggi la stessa richiesta di ieri. Loro c’erano e sanno. Dimostrano scarsa serietà ». Ma la posizione di Idv e Sel non fa che confermare la scelta del vicesegretario: mai più alle elezioni con Nichi e Tonino. «È una questione di credibilità ». Anche Bersani pensa che il comportamento di Di Pietro e Vendola sia strumentale, poco adatto a un’alleanza di governo. Non romperà  sulla Tav, ma neanche dimenticherà  i difficili passaggi di questi giorni. La difesa dell’opera e la condanna delle violenze non lascia crepe nel Pd. Non a caso Bersani, durante la trasmissione di Santoro, ha usato anche l’argomento del terrorismo: conosce i dossier del Viminale, sa che emergono collegamenti tra il movimento gli anarco-insurrezionalisti. Nel silenzio dei giornalisti presenti, giovedì sera in tv ha lanciato l’allarme. A Largo del Nazareno sono indignati anche per il sostegno al movimento No-Tav, o meglio alle sue frange estreme di una parte importante del sindacato. «Landini, il segretario della Fiom, sta sbagliando sull’Alta velocità », avverte Matteo Orfini, membro della segreteria. Orfini, Fassina e Damiano sono attesi sabato alla manifestazione dei metalmeccanici contro Marchionne e la riforma del mercato del lavoro. «Ma se i No-Tav entrano nel corteo, se un solo esponente del movimento viene invitato sul palco, me resto a casa», annuncia Orfini. Tra i democratici non si vedono strappi e non si temono contraccolpi sulla base, cioè sul consenso. «I militanti soffrono le indecisioni – spiega il veltroniano Giorgio Tonini – ma quando la tenuta non è in discussione capiscono. E hanno assimilato una cultura di governo». Letta è ancora più malizioso: «Il video del manifestante che insulta il carabiniere ha fatto un danno enorme alla protesta. Santoro dovrà  faticare parecchio per ridare un’immagine positiva ai contestatori». La frattura semmai è nel centrosinistra vecchio stile. Un appello per la moratoria, per la sospensione dei lavori promosso da Don Ciotti viene firmato da Vendola, De Magistris, dal sindaco di Bari (Pd) Michele Emiliano, dall’Arci. «La Val Susa non può essere trattata come una scuola materna, con il paternalismo autoritario», spiega il governatore pugliese. E anche Di Pietro chiede di riaprire un tavolo tecnico fermando i lavori.


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