Monti in fibrillazione convoca i ministri Cancellieri: la Tav si fa

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Dialogo, certo, ma solo con chi scarica i «violenti» e gli «intimidatori». E che il messaggio arrivi forte e chiaro anche alle orecchie di sindaci e amministratori locali caparbiamente schierati dalla parte dei valligiani, perché è loro «responsabilità  operare affinché leggi e regole della nostra convivenza civile siano rispettate».
Il tono del comunicato stampa del ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri diramato al termine del vertice convocato ieri pomeriggio al Viminale con il governatore piemontese Roberto Cota, il presidente della Provincia Antonio Saitta, e il sindaco di Torino Piero Fassino, per affrontare i giorni roventi della Valsusa, non lascia spazio all’immaginazione. Certamente con modi da professore e non da leghista, la ministra non minaccia di inviare l’esercito né ipotizza infiltrazioni terroristiche nel movimento. Ma la Tav si farà , a qualunque costo. 
A dispetto dei toni, però, la temperatura in Val di Susa mette in fibrillazione l’intero governo tanto che Mario Monti ha convocato da Bruxelles, dove si trova per il Consiglio europeo, un vertice per oggi pomeriggio a Palazzo Chigi con Cancellieri, il ministro dello Sviluppo economico, dei trasporti e delle infrastrutture Corrado Passera, il sottosegretario Antonio Catricalà  e il Commissario straordinario Mario Virano. Per verificare lo stato di avanzamento dei lavori «nelle necessarie misure di sicurezza».
D’altra parte, mai così unanime, tutto l’arco politico, come un sol uomo, si è levato ieri a sostenere l’«essenzialità » dell’opera ed la repressione dei «violenti». Con la sola eccezione del segretario di Rifondazione comunista, il valligiano piemontese Paolo Ferrero, e di Nichi Vendola che comunque non evita di esibire il pedigree da democratico: «Sto col dissenso ma solo se non violento». Niente di nuovo. I valsusini sono abituati ormai da anni ai tentativi di divisione della popolazione, e perfino di delegittimazione dei sindaci quando si schieravano troppo dalla parte del “torto”. Fassino però, come il suo predecessore Chiamparino – unico sindaco presente al vertice di ieri al Viminale – non cede di un millimetro alle richieste del presidente della comunità  montana Sandro Plano che chiede di fermare tutto e di riavviare il confronto. 
E invece governo e enti locali «confermano il loro impegno per la realizzazione del “Corridoio mediterraneo” – si legge nel comunicato della ministra Cancellieri – di cui l’alta velocità  in Valle di Susa è un tratto essenziale» riconosciuto in sede europea «inserita tra le dieci priorità  infrastrutturali strategiche». L’opera, spiega il ministero, consentirà  «un consistente trasferimento di trasporto merci dalle ruote alle ferrovie» conseguendo «un significativo miglioramento ambientale». Con buona pace delle statistiche di stessa fonte governativa (ed europee) che parlano di una flessione del traffico di merci e di persone su quella tratta, deviate nel corso degli ultimi anni maggiormente sulle linee nord-sud del continente, in particolare sui corridoi trans-europei del San Gottardo, del Brennero o del Sempione, e della Genova-Rotterdam, la cosiddetta linea «dei due mari». Orecchie da mercante anche per quanto riguarda gli allarmi sulla presenza di uranio e di amianto nel sottosuolo della Val di Susa, più volte registrati durante i carotaggi nei precedenti lavori. Governo e istituzioni piemontesi, invece, si rivolgono «alle comunità  locali e ai loro rappresentanti perché si superi ogni forma di contrapposizione pregiudiziale». Quelle da parte dei No Tav, naturalmente.


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