Scalata Lactalis-Parmalat Salvatori sentito dai pm

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MILANO – Aveva deciso di non farsi sentire. Poi, dopo essere stato a lungo nel limbo, il presidente di Lazard Italia, Carlo Salvatori, si è presentato davanti al pubblico ministero, Eugenio Fusco. Il banchiere risulta indagato per aggiotaggio informativo nell’ambito dell’inchiesta sulla scalata della Lactalis alla Parmalat. Insieme ai rappresentanti dei fondi esteri (Skagen, Zenit asset management e Mackenzie financial corporation) che a marzo 2010 hanno venduto il 15% del gruppo di Collecchio ai francesi, avrebbe diffuso notizie false al mercato. 
Secondo l’accusa, tra gennaio e febbraio di quell’anno i fondi e il loro advisor Lazard hanno fatto credere agli investitori di voler rilanciare il gruppo lattiero caseario attraverso un patto di sindacato e presentando una propria lista all’assemblea che si sarebbe tenuta da lì a poco. In realtà , trattavano per vendere le loro quote prima con Banca Intesa e poi con i francesi di Lactalis. 
Due gli episodi contestati a Salvatori. Il primo febbraio, a margine di un incontro all’Università  Bocconi di Milano, Salvatori aveva dichiarato alle agenzie di stampa che i fondi avrebbero avviato una strategia di crescita del gruppo caseario e successivamente l’8 marzo aveva ribadito gli stessi concetti in una intervista alla “Voce di Parma”. Qualche giorno dopo, però, il 17 marzo Lactalis fa sapere di avere il 13% di Parmalat e il 22 marzo i fondi esteri vendono il loro pacchetto, pari al 15%, del capitale ai francesi, consegnando loro il controllo del gruppo italiano. Le domande del pubblico ministero si sarebbero però concentrate anche sul ruolo di Banca Intesa, allora guidata dall’attuale ministro allo Sviluppo economico, Corrado Passera. Non solo perché azionista e finanziatore, ma anche perché in qualità  di advisor si era assunta, dopo le polemiche sul passaggio della Parmalat in mano estere, l’onere di organizzare, come nel caso Alitalia, una cordata di imprenditori nostrani, capeggiata dalla famiglia Ferrero. Salvatori è stato chiamato infatti a spiegare anche il contenuto degli incontri avvenuti a gennaio 2010 con i vertici di Banca Intesa, così come riportati in un’agenda sequestrata allo stesso Salvatori. Il primo incontro con Passera avvenne il 12 gennaio. Da lì in poi i contatti tra Salvatori e i vertici di Intesa sono stati serrati. Nell’ambito dell’interrogatorio sarebbero state contestate numerose telefonate dalle quali emergerebbe una pressione da parte della politica per non far finire la società  in mani estere.


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