Btp: tassi in discesa Usa: fiducia in salita Germania: prezzi su
Il tasso è sceso al 5,50% (sopra i tassi del mercato secondario) dal 6,08% dello scorso 30 gennaio. Collocati anche tutti i 2,5 miliardi di euro di ammontare massimo fissato per i Btp quinquennali. Il tasso è in calo al 4,19% dal 5,39% dello scorso 30 gennaio, ma sul mercato secondario il rendimento era al 3,9%. Lo spread Btp-Bund ha chiuso a 355 punti base con il rendimento del Btp decennale al 5,35%. Il differenziale tra Bonos spagnoli e Bund è a 323,6 punti base e la forbice tra i decennali di Francia e Germania è a 113,3 punti.
Per le borse non è stata una giornata esaltante. Solo nel pomeriggio, dopo l’apertura di Wall street e soprattutto la diffusione del dato largamente positivo sulla fiducia delle famiglie (l’indice del Conference board in febbraio ha fatto un balzo a 70,8 punti, dai 61,5 in gennaio.) c’è stata una inversione di tendenza che ha portato in territorio positivo le principali piazza: Milano, ad esempio, ha chiuso con incremento del Mib dello 0,23%. In Europa unica eccezione negativa la borsa di Atene che ha chiuso con un nuovo capitombolo di quasi il 4% circa dopo il downgrade da parte di Standard & Poor’s. L’agenzia di rating, a seguito della nuova ristrutturazione del debito ellenico approvata venerdì, ha tagliato il rating della Grecia a SD, livello che corrisponde a «default selettivo». La decisione di S&P ha indotto la Bce ad annunciare che non accetterà più i titoli di Stato greci in garanzia come collaterale. I mercati sono con il fiato sospeso nell’attesa dei risultati dell’asta Bce che saranno comunicati oggi in tarda mattinata. Francoforte potrebbe prestare (per tre anni al tasso dell’1%) una cifra che potrebbe toccare anche i 1000 miliardi di euro con i quali, si spera, di poter finanziare e sostenere il sistema economico reale.
C’è un dato – diffuso ieri – che ha colto di sorpresa gli analisti: l’inflazione in Germania. Secondo i dati provvisori il costo della vita è cresciuto oltre le attese: +0,7% rispetto a gennaio e +2,3% annuo. A spingere il carovita, come era già evidente dai dati provenienti dai Laender, è stata la fiammata dei carburanti e quella dei beni alimentari. In Italia, invece, l’Istat ha diffuso i dati relativi al lavoro e alle retribuzioni nelle grandi imprese. A dicembre l’occupazione nelle grandi imprese (al netto della stagionalità ) al lordo dei dipendenti in cassa integrazione guadagni (Cig) è rimasta invariata rispetto a novembre. Al netto dei dipendenti in Cig è stato, invece, registrato un aumento dello 0,2%. Rispetto a dicembre 2010, la retribuzione lorda per dipendente (al netto dei dipendenti in Cig) aumenta dello 0,5% e il costo del lavoro dello 0,6%. Il tutto con una inflazione superiore al 3%.
Dati contrastanti sull’andamento dall’economia Usa. Al forte incremento della fiducia dei consumatori, si contrappone la caduta degli ordini di beni durevoli negli Stati uniti in gennaio: -4,0%. La flessione è nettamente superiore alle attese degli analisti. Secondo i dati del dipartimento del Commercio, nel mese sono crollati del 19% gli ordini di aerei civili e del 10,4 quelli di macchinari industriali. In calo del 6,1% invece gli ordini registrati dal comparto trasporti. Largamente positivo, invece, il dato relativo all’attività manifatturiera nell’area di Richmond che segnala a febbraio un rialzo a 20 punti dai 12 di gennaio. L’indagine della locale Federal Reserve segnala che il sottoindice relativo alle consegne è salito da 17 a 25 punti. Prosegue nel frattempo la discesa dei prezzi delle abitazioni che sono precipitati ai livelli più bassi degli ultimi nove anni. Nelle 20 principali città sono scesi in dicembre del 4% annuo mentre il ribasso su base mensile è stato dell’1,1%. I prezzi delle abitazioni nelle prime 10 città sono invece caduti del 3,9% annuo a fronte di una flessione dell’1,1% su base mensile. Secondo i dati dell’indice Case Shiller, i prezzi delle abitazioni sono ora inferiori del 33,8% rispetto ai massimi del 2006.
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