Mandela esce dall’ospedale è giallo sui silenzi del governo
JOHANNESBURG – Un’ambulanza stretta tra quattro auto di scorta che lascia Pretoria. È la sola immagine dell’ultimo giallo legato alle condizioni di salute di Nelson Mandela. Ma del grande condottiero che ha infranto il regime oppressivo della segregazione razziale si sa ben poco. Nessuno lo ha visto, nessuno è in grado di dire come sta. La sua ultima apparizione pubblica risale al luglio del 2010, durante la finale dei Mondiali. Il resto sono solo voci, indiscrezioni. La sete di notizie di milioni di sudafricani è placata da piccole gocce di dichiarazioni che sanciscono una verità senza spiegare le reali condizioni di salute dell’uomo più amato e più venerato sul pianeta. «Sta bene», annuncia poco dopo le 13 qui a Johannesburg il presidente Jacob Zuma. «Ha trascorso la notte serenamente. I medici hanno assicurato che non c’è niente da temere. Gli hanno praticato una laparoscopia: una piccola incisione sull’addome per ispezionare con una sonda gli organi intestinali. Nulla di grave. Madiba è in buona salute».
Neanche 30 ore prima, era stato lo stesso Zuma a rivelare al mondo che il Premio Nobel per la pace 1993 era stato ricoverato in ospedale «per delle complicazioni addominali». Così, in modo secco e rifiutando di fornire altri dettagli. Perfino il nome dell’ospedale dove era stato trasferito. Motivi di privacy. È già accaduto in due occasioni. E ogni volta il silenzio imposto attorno al padre della Patria aveva scatenato una ridda di ipotesi. Il culmine era stato raggiunto nel gennaio del 2011: Madiba venne ricoverato d’urgenza per una grave infezione polmonare. L’assedio dei media all’ospedale militare di Johannesburg si trasformò in un circo che provocò le proteste del governo, della Mandela Foundation, del vastissimo clan familiare. Prevalse ancora la scelta del silenzio. L’ossessione per la verità spinse, nel dicembre scorso, un’agenzia di stampa e una tv a installare due telecamere in una casa che si affacciava sulla fattoria del villaggio di Cunu dove Mandela soggiorna abitualmente. La cosa fu scoperta ed esplose l’ennesimo scandalo. Anche perché, nel frattempo, le autorità sudafricane avevano disposto un’inchiesta per stabilire se qualcuno dei familiari di Mandela avesse già venduto ad un network internazionale l’esclusiva dei funerali.
L’ex presidente sudafricano, fondatore dell’Anc, ha 93 anni. È quindi logico che anche un ricovero metta in allarme il paese e l’intero mondo. Jacob Zuma, questa volta, non ha voluto sbagliare. Ma annunciare un ricovero e poi tacere è stato peggio. Tutti i giornali sono usciti con editoriali nei quali stigmatizzano una censura considerata inopportuna e controproducente. Il Mail&Guardian, ricorda: «Ciò che provano i sudafricani per Mandela non è semplice affetto o rispetto. La sua persona rappresenta l’architrave della società in cui oggi viviamo. Senza di lui abbiamo paura di perdere il nostro equilibrio».
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