Mafia turca? No, nazi Ieri le scuse di Merkel

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BERLINO Solo tre mesi fa si è capito che nove commercianti immigrati non erano stati uccisi, tra il 2000 e il 2006, da qualche «mafia turca», ma da una cellula neonazista composta da tre persone, responsabili anche dell’omicidio di una poliziotta. Due di loro, Uwe Mundlos e Uwe Bà¶hnardt, si sono uccisi il 4 novembre scorso a Eisenach, per non consegnarsi alla polizia che li inseguiva dopo una rapina in banca. La terza, Beate Zschà¤pe, è stata arrestata pochi giorni dopo.
Le loro dieci vittime sono state ricordate ieri a Berlino, in una cerimonia nella sala da concerti del Gendarmenmarkt. Non capita spesso che un politico chieda scusa, ma la cancelliera Angela Merkel lo ha fatto, perché i segugi della polizia, organizzati in una commissione «Bosforo», sospettavano le vittime e i familiari di contatti criminali. Mentre la stampa parlava di «omicidi del dà¶ner», una faccenda tra turchi, anche se solo due di loro lavoravano in una rosticceria. «Solo pochi – ha detto la cancelliera – pensavano che dietro gli omicidi ci potessero essere terroristi neonazisti. Si sono piuttosto seguite piste di mafia e di droga, o moventi familiari. Alcuni parenti sono stati sospettati per anni ingiustamente. Questo è particolarmente doloroso. Di questo chiedo scusa». Per un’intesa tra sindacati e organizzazioni padronali, le fabbriche si sono fermate per un minuto, alle 12. Pausa anche negli uffici e nelle scuole. A Berlino e Amburgo pure gli autobus hanno sostato. Merkel, nel suo discorso, ha voluto ricordare individualmente le vittime. Lo facciamo anche noi.
Enver Simsek, grossista di fiori, ucciso il 9 settembre 2000 a Norimberga. Aveva 38 anni. Ha lasciato la moglie e due figli. Col suo camion comprava fiori in Olanda e li rivendeva a dettaglianti. Aveva anche un suo banco di vendita, affidato a un commesso, ma quel Simsek lo sostituiva. La polizia ha pensato che potesse aver portato dall’Olanda anche droga. Ha poi sospettato la vedova e il cognato di una vendetta familiare. 
Abdurrahim à–zà¼dogru, 49 anni, una figlia. Operaio turnista alla Siemens, arrotondava il salario in una sartoria a Norimberga. Lì lo hanno ucciso con due colpi alla testa il 13 giugno 2001.
Sà¼leyman Taskà¶prà¼, 31 anni, ucciso il 27 giugno 2001 a Amburgo nel negozio di frutta e verdura del padre. Quando è morto, sua figlia aveva tre anni. Sebbene non avesse precedenti penali, la polizia si interessò a contatti con la mala di qualche suo conoscente. Di qui l’ipotesi che dietro gli omicidi ci fosse la «criminalità  organizzata».
Habil Kilic, 38 anni, ucciso nel suo negozio di frutta e verdura a Monaco il 29 agosto 2001. Aveva aperto il negozio pochi mesi prima, insieme alla moglie. La coppia aveva una figlia. La polizia continuò a fantasticare di criminalità  organizzata. 
Mehmet Turgut, 25 anni, ucciso il 25 febbraio 2004 a Rostock, in una dà¶neria. Era arrivato da poco dalla Turchia, ospite di un amico, non aveva il permesso di soggiorno. Nella rosticceria si trovava per caso, per sostituire l’amico.
Ismail Yasar, 50 anni, proprietario di una dà¶neria, ucciso il 5 giugno 2005 nel suo negozio a Norimberga da cinque pallottole alla testa e al cuore. La polizia federale sostenne che lui e le altre vittime «potrebbero aver avuto contatti con trafficanti di droga turchi in Olanda».
Theodoros Boulgarides, 41 anni, coproprietario di un negozio di chiavi e serrature a Monaco, aperto due settimane prima dell’uccisione, il 15 giugno 2005. Ha lasciato la moglie e due figli. Era un greco, ma ciò non impedì a un giornale locale di titolare: «La mafia turca colpisce ancora».
Mehmet Kubasik, 39 anni, proprietario di una rivendita di sigarette e giornali a Dortmund, ucciso 4 aprile 2006. Di origine turca con cittadinanza tedesca, padre di tre figli. La comunità  turca reagì con una marcia silenziosa.
Halit Yozgat, 21 anni, ucciso il 6 aprile 2006 in un internet-caffè a Kassel di sua proprietà . Anche lui cittadino tedesco di origine turca. Frequentava una scuola serale per prepararsi all’esame di maturità . 
Michèle Kiesewetter, 22 anni, agente di polizia, uccisa il 25 aprile 2006 a Heilbronn. Perché la giovane donna, originaria anche lei dalla Turingia come gli assassini, sia finita nel loro mirino, è un mistero.


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