Che cos’è il “credit crunch”

Loading

Raoul Minetti, docente di materie economiche all’università  del Michigan, spiega oggi sul sito di ItaliaFutura perché il principale pericolo per la ripresa economica è il credit crunch, cioè la contrazione dell’offerta di denaro in prestito da parte delle banche. Ci sono dei precedenti storici in materia, e non sono confortanti.

Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ne ha parlato nel suo primo discorso al convegno Assiom-Forex; il Sole 24 Ore gli ha dedicato un preoccupato speciale di più di quattro pagine nei giorni scorsi. Uno spettro si aggira per l’economia italiana. Il suo nome, credit crunch (“stretta del credito”) è rimasto per lo più ignoto al grande pubblico fino a questa crisi, ma è una vecchia conoscenza degli economisti.

Il credit crunch è generalmente definito come una contrazione dell’offerta di credito indotta da una caduta della patrimonializzazione delle banche (“capital crunch”), da riduzioni nella liquidità  del sistema bancario, o talvolta da una più marcata avversione al rischio delle banche nel concedere prestiti.

Il credit crunch e la quantità  di credito: cosa insegna la storia economica
Gli ultimi vent’anni forniscono lezioni importanti sulle conseguenze drammatiche che un credit crunch può avere sull’economia. In questi giorni si tende talvolta a delineare un parallelo tra il credit crunch che sta interessando l’economia italiana (a dicembre 2011 un calo del 2.3% nei prestiti erogati alle imprese) e quello che ha investito gli Stati Uniti già  a partire dal 2008.

Tuttavia non è questo probabilmente il parallelo più appropriato per comprendere le possibili conseguenze di un credit crunch nel nostro paese. Gli Stati Uniti sono infatti caratterizzati da un sistema finanziario assai più variegato dell’Italia.

Anche se negli USA la crisi finanziaria ha interessato in maniera pervasiva vari segmenti del sistema finanziario, un’impresa USA che si veda negare un prestito dalla sua banca di fiducia ha generalmente accesso ad una gamma di modalità  di finanziamento più ampia di quella di un’impresa italiana.

In Italia, il sistema industriale è caratterizzato da imprese in media più piccole che negli Stati Uniti e molte imprese contano quasi esclusivamente sulla propria banca locale o su quella della provincia vicina per ottenere finanziamenti.

Poche imprese italiane sono quotate in Borsa ed emissioni di obbligazioni societarie sono effettuate solo da imprese grandi. Inoltre la gamma di istituzioni finanziarie alternative alle banche è sensibilmente più limitata che negli USA.

Il parallelo più calzante con il credit crunch italiano è invece probabilmente rappresentato dal credit crunch che investì i paesi del Nord Europa durante la loro crisi finanziaria dei primi anni ’90. Anche in quel caso si trattava di sistemi finanziari fortemente “bancarizzati”, con limitate alternative per le piccole e medie imprese svedesi, finlandesi e norvegesi rispetto ai prestiti negati dalle banche locali.

Ebbene, gli effetti del credit crunch furono impressionanti. Alcuni studi empirici della Banca di Finlandia trovano ad esempio che in Finlandia il credit crunch causò una contrazione del volume di investimento delle imprese tra il 10 e il 15% tra il 1990 e il 19931.

Paradossalmente, quello che è stato presentato all’inizio della crisi nel 2008 come un vantaggio del sistema finanziario italiano – il suo essere un sistema tradizionale, diceva Tremonti, tutto imperniato su banche focalizzate su attività  standard e quindi assai diverso dal sistema finanziario americano caratterizzato da una miriade di istituzioni finanziarie non tradizionali – può rappresentare il suo svantaggio in questa fase di credit crunch.

(continua a leggere sul sito di ItaliaFutura)

foto: PEDRO ARMESTRE/AFP/Getty Images


Related Articles

Spread alle stelle, peggio della Spagna

Loading

Borse giù, Milano ancora in tilt ma tiene.  L’Italia frena ancora: Pil +0,3%. Migliora l’occupazione Usa.  Male Francoforte e Londra. Rehn (Ue): “A settembre si ridiscuterà  di Eurobond” 

L’ospedale modello dell’Africa? «Uno scandalo targato Onu»

Loading

La World Bank sostiene di aver fatto al piccolo Lesotho un bel regalo: un «ospedale modello» da 425 posti letto. Ma Oxfam accusa la Banca Mondiale per il piano Lesotho

Vendita da 6 miliardi, azioni con lo sconto

Loading

Ecco il testo del decreto sulla privatizzazione di Poste italiane che il premier, Enrico Letta, presenterà al Consiglio dei ministri di oggi. Si tratta di due paginette scarne, un distillato di poche parole che nascondono però un lavoro di rifinitura, dubbi e micro-interventi proseguiti fino all’ultimo momento.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment