Lotta all’evasione, Monti promette un po’ meno tasse

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Già  in settimana – forse addirittura oggi – il consiglio dei ministri potrebbe fare una pre-analisi del testo e varare il nuovo testo della delega per la riforma delle tasse che, al primo punto, dovrebbe contenere il principio secondo il quale le somme recuperate all’evasione saranno destinate alla riduzione delle aliquote delle imposte dirette. Nel consiglio dei ministri di venerdì potrebbe anche essere varata un nuovo provvedimento per sbloccare un’altra tranche di pagamenti arretrati della pubblica amministrazione alle imprese. Visti anche i dati di Bankitalia, il governo è molto preoccupato della restrizione del credito bancario e della crisi di liquidità  di moltissime imprese. E anche se fossero sbloccati 5-6 miliardi, come fatto circa un mese fa, sarebbe tutta manna per le imprese. 
Quanto alla delega fiscale, i principi fondamentali sembrano già  stati delineati. Anche accogliendo le indicazioni dei partiti che sostengono la maggioranza e che hanno votato esplicite mozioni per mettere di nuovo mano al sistema fiscale. L’idea principale, anche per dare forza e consensi alla lotta all’evasione fiscale, sarebbe quella di restituire ai contribuenti quello che gli è stato loro sottratto dagli evasori. Il tutto verrebbe realizzato con la creazione di un fondo (alimentato dai i proventi della lotta all’evasione) da utilizzare per la riduzione delle aliquote o per concedere nuove detrazioni, con un occhio alle famiglie. L’eventuale intervento diretto sull’Irpef sarebbe concentrato sull’aliquota più bassa. Ovvero l’aliquota 23% che si applica per i redditi da 7 a 15 mila euro. L’obiettivo è quello di ridurla al 20%. Ma si sta anche studiando la possibilità  di ridurre e sfoltire le aliquote superiori fissandole al 30 e al 40%. In questo modo la progressività  sarebbe fortemente attenuata con grande soddisfazioni di Berlusconi che da sempre puntava su un sistema fiscale articolato in tre sole aliquote.
Tornando al pagamento degli arretrati alle aziende, alcuni giorni fa Corrado Passera, ha giurato ai rappresentanti della Confartigianato di essere disponibile ad anticipare l’entrata in vigore della direttiva europea sui tempi dei pagamenti da parte dell’amministrazione pubblica, che sarebbero ridotti a 60 giorni. Dovrebbe entrare in vigore nella primavera del 2013, ma per le nuove forniture, in Italia, potrebbe essere adottata già  quest’anno. Per il debito residuo, ciò quello in essere, tutto è più complicato: sembra che il governo non sia in grado nemmeno di calcolare una quantificazione certa. Grosso modo sembra che sia di circa 70 miliardi, ma altri lo calcolano in poco meno di 100 miliardi. L’unica possibilità  è quella di sbloccare una nuova tranche di pagamenti dopo quella di 5,7 miliardi di fine gennaio. Di più: si sta studiando la possibilità  di emettere titoli del debito pubblico a saldo dei crediti delle imprese. Con l’obbligo, però, per le imprese di non negoziarli per un po’ di tempo, ma dandoli in garanzia alle banche per accedere al credito.


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