“Prescrizione e falso in bilancio da rivedere”
ROMA – Se il Pdl non alzerà , come sta facendo sulla corruzione, ostacoli insormontabili, il Guardasigilli Paola Severino potrebbe appuntarsi la medaglia di aver mandato in soffitta due leggi ad personam tra le più contestate dell’era Berlusconi: il falso in bilancio del 2001, che di fatto depenalizzò il reato, e la Cirielli del 2005, che tagliò a metà i tempi della prescrizione. Ma nelle buone intenzioni del ministro della Giustizia c’è di più: un intervento sul conflitto d’interesse, l’aumento delle pene massime per le varie forme di corruzione, l’introduzione della corruzione tra privati e del traffico di influenze. Se tutto ciò finirà nel ddl sulla corruzione, in attesa da due anni, o se si trasformerà in un ddl monotematico, è da vedere. Ma la vera incognita è se prevarranno sul Pdl le buone intenzioni del Guardasigilli.
Per ora stiamo alle parole del ministro, alla sua “assunzione di responsabilità ” in diretta tv nella trasmissione In1/2ora dell’Annunziata. Partendo dalla prescrizione che oggi macina 169mila processi l’anno. Si può eliminare? Lei risponde: «Non ci sono argomenti tabù e anche il tema della prescrizione può essere affrontato, ma dalla testa, ovvero dalla misura della pena, e non dalla coda». Sembrerebbe un no per privilegiare la via dell’aumento delle pene massime. Ma Severino aggiunge: «C’è una proposta di Vietti per interrompere la prescrizione all’inizio del processo, che però dev’essere contemperata con il diritto del cittadino a essere dichiarato innocente in tempi certi». È giusto la proposta che Vietti ha fatto in un’intervista a Repubblica: si fermano le lancette della prescrizione dal momento del rinvio a giudizio, ma decolla in cambio il “processo breve”, un tempo massimo di durata di ogni grado del giudizio. A quel punto quel processo breve che Berlusconi voleva mantenendo invariata la prescrizione diventerebbe accettabile.
Passo avanti pure sul falso in bilancio, il reato che i più noti pm anti-tangenti, Piercamillo Davigo e Francesco Greco in testa, chiedono di rivedere. Anche per Severino i nodi sono «la soglia della punibilità e la perseguibilità a querela». Il governo dovrà dare un parere su un emendamento dei dipietristi e il ministro afferma che questa potrebbe «essere l’occasione» per metterci mano pur evitando «un ritorno al passato».
Apre sul conflitto d’interesse da trasformare in un capitolo del ddl anti-corruzione. Lei si sente in posizione di forza: «Mi sono cancellata dall’albo degli avvocati, non metto più piede in studio dal 18 novembre, ho lasciato l’insegnamento all’università , pubblicherò i miei redditi così che gli italiani si rendano conto di quanto guadagno, ma anche di quanto contribuisco al Paese pagando le tasse».
Boccia il lodo Alfano, lo scudo per le alte cariche, per reati commessi fuori dalla funzione. Insiste sulla necessità di aumentare le pene per la corruzione, perché «devono essere adeguate al bene giuridico tutelato». Quanto a Tangentopoli è convinta che ci sia una differenza tra oggi e il ‘92. Allora i soldi finivano soprattutto nelle tasche dei partiti, oggi la corruzione «assomiglia sempre più all’appropriazione indebita». Sfugge a due domande insidiose. Esistono le toghe rosse? «Non ne ho mai avuto la percezione». Berlusconi è perseguitato giudiziariamente? «Non conosco gli atti».
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