Ragnetti nuovo timoniere di Alitalia
ROMA – Andrea Ragnetti è il successore di Rocco Sabelli alla cloche di Alitalia. I soci di Cai, nel corso di una riunione che si è tenuta ieri a Milano e durata un paio d’ore, si sono trovati in sintonia sul nome del giovane manager che prenderà il posto di Sabelli a partire dal mese prossimo. Una poltrona che anche per il 2012 si annuncia poco confortevole dopo i primi tre anni di vita del vettore rinato dalle ceneri della vecchia compagnia di bandiera. Un’azienda fallita a fine 2008 e rimessa in piedi al costo di molti sacrifici per la collettività e per i dipendenti della società ridotti a 14mila unità dagli oltre 21mila rappresentati dai lavoratori di Air One e Alitalia sommati. Sabelli, dunque, lascia la poltrona che l’ha visto protagonista assoluto e indiscusso per 42 mesi, come annunciato sulle pagine di Repubblica la settimana scorsa. Va via, ma senza sbattere la porta.
Ragnetti, 52enne perugino, vegetariano, col pallino del basket, vanta un passato già solido fatto di 25 anni di esperienza all’estero fino al vertice della olandese Philips. Lui è l’erede naturale del ristrutturatore Sabelli, uomo duro che lavora in trincea per rimettere in sesto aziende sull’orlo del baratro, dalla Piaggio alla compagnia di bandiera. Quel tipo di approccio, fatto di tagli impietosi, di rifiniture maniacali, di interventi a volte molto diretti sulle scelte dei suoi manager di prima linea, non servirà a tenere in volo il vettore.
Sabelli può però dire di aver centrato gli obiettivi che si era prefissato. Tranne il matrimonio con Air France, che si è dissolto con la crisi finanziaria che ha travolto il colosso francese (al quarto bilancio in rosso consecutivo), i conti di Alitalia oggi sono quasi a posto. E anche se l’agognato pareggio operativo non sarà raggiunto (all’appello mancherebbero una quindicina di milioni di euro), il bilancio non verrà massacrato da profonde perdite come nella storia del vettore tricolore.
Per questo Ragnetti, col via libera di Roberto Colaninno, Intesa San Paolo e Air France, scende in pista e prende il testimone. Dopo il “ristrutturatore”, al gruppo italiano serve un potente colpo di reni sul versante del marketing, dell’aggressività del marchio, delle vendite, delle nuove rotte, dello scontro scalo per scalo con le low cost che hanno eroso spazi e utili ad Alitalia. Come ricorda Sabelli «i primi sei mesi del 2009 sono stati terribili. Ma Alitalia oggi è una compagnia normale, efficiente, che non ha più bisogno di tagliare i costi», leggi il personale.
Alitalia quindi deve crescere. Grazie anche alla prossima integrazione con Blue Panorama e Wind Jet, compagnie che porteranno nella pancia del vettore altri 5 milioni di passeggeri e un futuro fatto di tre marchi: l’Alitalia tradizionale sulle rotte estere, un vettore low cost (Air One più Wind Jet) e una realtà turistica. Col cda del 24 febbraio e l’assemblea dei soci del mese successivo, il futuro di Alitalia passerà nelle mani di Ragnetti. Che dovrà gestire espansione ma anche un’inevitabile contrazione sulla Roma-Milano, la gallina dalle uova d’oro che comincia a soffrire la concorrenza dei treni veloci di Moretti e a breve di quelli di Montezemolo.
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