Fenomenologia della Schiappa

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Esce oggi in Italia l’ultimo Diario di una Schiappa – La dura verità , ovvero la biografia quotidiana di un ragazzino di undici anni capace di vendere cinque volte di più di quella di Steve Jobs. La Schiappa è un fenomeno da 58 milioni di copie (600.000 solo in Italia), tradotto in 40 paesi, con un film campione di incassi alle spalle e un secondo in preparazione. Il suo giovane autore, Jeff Kinney, classe 1971, non solo insiste a definirsi un fumettista e un game designer piuttosto che uno scrittore, ma, pur odiando ogni tipo di classifica, è stato inserito da Time tra le cento personalità  più influenti del 2009. Forse perché la sua influenza da Schiappa si è diffusa in modo davvero incontrollabile; solo qualche anno fa Renata Gorgani della casa editrice Il Castoro, mi disse alla fiera di Francoforte: «Abbiamo appena comprato un libricino molto divertente. Chissà  se piacerà ». Eccome, se è piaciuto. 
All’inizio gli editori furono conquistati dal progetto editoriale, un riuscitissimo mix tra testo (poco) e vignette a fumetti (tante, almeno una a pagina), con un ritmo serrato e una struttura a episodi, veloce da leggere. È pensato così anche La dura verità , in cui seguiamo le giornate della vita quotidiana di Greg, la Schiappa, per l’appunto, un normalissimo ragazzino di undici anni, talmente banale da sembrare trascurabile (l’unica cosa che Greg vorrebbe è una legge che vieti ai maschi di dover piegare la biancheria delle femmine), uno scolaro medio che più medio non potrebbe essere (secondo le sue ultime valutazioni è al 52° o 53° posto dei cento studenti più popolari della scuola), con un unico amico del cuore, Rowley, che può essere sacrificato in pasto ai lupi pur di fare bella figura con le ragazze e che sta alla larga dai ragazzi più grandi perché ha «paura di beccarsi la pubertà ». È proprio il rapporto d’amicizia tra i due, incrinatosi all’inizio, il vero tema di fondo del libro. Scrive infatti Greg che «con Rowley è andata male perché eravamo sullo stesso piano e secondo me il modello alla pari nell’amicizia non funziona». Greg è come dovrebbe essere un vero undicenne, e cioè svagato, pigro, sfortunato, con una visione parziale ma lucidissima del mondo degli adulti e un cocciuto rifiuto verso ciò che percepisce come un’imposizione (e cioè praticamente tutto). 
Nella guerra di trincea che è la scuola di tutti i giorni deve stare attento a ogni mossa. Sa che la sua sopravvivenza dipende dal non pestare i piedi ai ragazzi più grandi di lui, ma anche dal non entrare in contatto con i secchioni, i veri sfigati, quelli che avranno tutta l’età  adulta per vendicarsi, una volta diventati professori universitari, geni del computer o politici di successo. Sono entrambi determinati. Greg, invece, procede nella vita di tutti i giorni facendo ridere il lettore con il suo costante imbarazzo, la sua incapacità  di affrontare le cose (tutte le cose) e le sue folgoranti idee. Lo stile del suo diario è conciso, clinico, feroce. Non c’è spazio per le melanconie di un Piccolo Nicolas, o per le divagazioni politiche di una Mafalda, solo per citare altri due famosi bambini terribili. Ogni componente della sua famiglia ha una funzione precisa, ed è quella di far ridere: il fratello maggiore Rodrik non si è mai lavato le mani nemmeno una volta nella sua vita, il piccolo Manny rimescola il tè con le dita, il padre è convinto che i suoi figli diventeranno campioni sportivi, la mamma ha ottenuto il “diritto di veto” per poter vincere le discussioni in famiglia. E i comprimari non sono da meno: la Nonna-Bis preannuncia a Greg che diventerà  un adolescente bruttissimo e gli consiglia di non farsi fotografare nei prossimi sei anni e c’è un certo allarme per il quarto matrimonio dello zio Gary. Paragonata da alcuni lettori ai Peanuts dei giorni nostri, la Schiappa è la naturale evoluzione del genere di umorismo quotidiano che nasce nelle strisce dei fumetti. Ma a differenza delle strisce, pensate per lettori di tutte le età , la Schiappa ha un particolare valore per i più giovani, che sono poi quelli che ne hanno decretato il successo. 
La possibilità  di poter essere Schiappe, e magari di non vergognarsene, è infatti confortante, tanto da trasformare i suoi diari in una sorta di arma di difesa per quei ragazzi che non vogliono eccellere a tutti i costi, né essere sempre in competizione o fare particolari scalate sociali. È una dichiarazione di guerra contro lo stile di vita dell’adulto vincente a tutti i costi, iperattivo e super-informato. Lungi dall’essere un superficiale, la Schiappa si fa rimbalzare il mondo addosso perché non ha nessuna intenzione di farsi ingannare dalle regole del mondo dei perfettini e del “si deve fare così”. Ha come unica ambizione la convinzione che, prima o poi, qualcuno scriverà  un libro sulle cose importanti della sua vita, e questo è il colpo di genio dell’autore, perché in realtà  il libro c’è già : è quello che avete tra le mani, e ci parla di Greg a undici anni. Ecco quali sono le cose davvero importanti. Alla Schiappa la vita va benissimo così come è, non vuole cambiare niente, gli piace dove vive, e si domanda perché mai gli adulti siano sempre così ossessivamente alla ricerca di qualcosa che li diverte per lo spazio necessario a farsi una foto, e per tutto il resto del tempo siano irrimediabilmente arrabbiati, stanchi, lamentosi, o, al contrario, pronti a fare grandi discorsi o a comprarsi una macchina enorme che si incastrerà  nel garage. Non si accorgono che se non facessero assolutamente niente vivrebbero probabilmente molto più felici? Non è proprio l’elogio alla decrescita, ma, per essere una Schiappa, poco ci manca.


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